Recentemente è operativa una legge dello Stato che permette ad ogni azienda di iscrivere a bilancio i beni immateriali. Questa iscrizione è possibile farla con la presentazione dei bilanci del 2020 e pagando una tassa che è stata ridotta al 3% del valore del bene che si dichiara per l’iscrizione.
Naturalmente, è necessaria una perizia di stima del bene, ad esempio del brevetto o del marchio che si intende iscrivere. Il beneficio per l’azienda è la cosiddetta affidabilità finanziaria, ad esempio, nei confronti delle banche per ottenere finanziamenti per l’attività aziendale.
Personalmente mi sono arrivate richieste di perizie non solo da clienti abituali, ma anche da altre aziende fuori regione.
Scrivo questo articolo perché, a causa di queste richieste, ho potuto notare un fenomeno piuttosto diffuso: aziende che sono in attività da 30-40 anni non hanno mai provveduto a registrare il proprio nome di azienda come marchio, neppure in Italia!
Questa legge, della quale vogliamo tutti usufruire, finalmente costringe anche i più distratti a registrare il proprio nome come marchio, sarebbe infatti inconcepibile, e certamente contestabile da parte dell’Agenzia delle Entrate, pretendere di iscrivere a bilancio un bene immateriale che di fatto non è mai esistito!
L’obiezione è che : “noi ci chiamiamo da 40 anni così e tutti ci conoscono con il nostro nome!”.
Per i tecnici si può sostenere che è sempre esistito “un marchio di fatto”, ma non per la legge.
A questo proposito il Codice della proprietà Industriale dice che “ l’uso precedente del segno da parte del richiedente non costituisce ostacolo alla registrazione” : tutto qui!
Non si dice infatti che l’uso precedente comporta il riconoscimento della proprietà del segno da parte di chi ne ha fatto uso.
Semplificando, solo con la registrazione si costituisce un “bene immateriale”! Conseguentemente, le aziende che non hanno mai registrato il proprio nome, si sono affrettate a registrarlo, altrimenti non avrebbero avuto titolo per iscrivere a bilancio un bene fantasma.
È proprio il caso di dire che ci voleva una legge ad hoc per risvegliare dal torpore chi ha sempre considerato la registrazione del proprio marchio come una cosa in più!
Considerare non essenziale la registrazione del proprio nome come marchio, significa anche dover sopportare che altre aziende, che operano anche nello stesso settore, possano avere lo stesso nome!
Non è escluso che prima o poi si entri in contrasto, e di chi è la ragione? Dell’azienda più vecchia naturalmente!
Per riconoscere il proprio diritto ed evitare la confusione, è necessario instaurare una causa, dagli esiti incerti, dai tempi lunghi e che comporta costi almeno 10-20 volte la spesa di una registrazione fatta a tempo opportuno!
Finalmente una legge dello Stato e un possibile vantaggio fiscale, induce i distratti imprenditori a prendere sul serio una cosa fino ad ora trascurata: il nome della propria azienda!
E questo non è poco!