Gli eredi di Leonardo Del Vecchio sono coinvolti in intense trattative per raggiungere un accordo sul testamento, con otto membri, la metà dei quali ha accettato con beneficio d'inventario, aprendo complicazioni legali e finanziarie. Il focus si sposta sulle scadenze di EssilorLuxottica, controllata dalla Delfin degli eredi. All'assemblea prevista per il 30 aprile, i soci esprimeranno il loro voto
I dati semestrali rappresentano il primo traguardo ufficiale dopo la morte del fondatore Leonardo Del Vecchio. L'azienda nata nel bellunese vede una crescita in tutti i principali indicatori di bilancio. Crescono anche utile lordo (7,7 mld e +15,3%) e Ebit (2,2 mld, + 21,4%). L'indebitamento finanziario netto è di 10,4 mld. E bene, per l'azienda l'aver “tradotto la crescita di fatturato in espansione dei margini, assorbendo le pressioni inflazionistiche sulle principali voci di costo"
Francesco Milleri nominato presidente di Delfin. Milleri, manager di fiducia di Del Vecchio e già presidente e amministratore delegato di EssilorLuxottica, sulla base delle indicazioni del patron, recentemente scomparso, è stato indicato come presidente di Delfin. Romolo Bardin manterrà le deleghe operative nel suo ruolo di amministratore delegato
Nel giorno in cui il 'Leone' era chiamato al rinnovo del board, a trionfare è stata la lista presentata dal Cda uscente col 39,2% del capitale del gruppo. L'attuale ceo resterà in carica per altri tre anni. Tra gli scontenti, accanto a Caltagirone e Del Vecchio (che controllano, assieme, quasi il 20% dell'azionariato), quelle Confindustrie venete che su un cambio di regime avevano riposto grandi speranze
La holding della famiglia Del Vecchio e quella della famiglia Fondazione Crt hanno annunciato la scelta di unirsi in un patto per confrontarsi su temi di rilevanza strategica per la compagnia. Recita la nota: “Il patto di consultazione non ha mai avuto per oggetto l'esercizio concertato del diritto di voto, Delfin e Fondazione Crt sono azionisti stabili orientati al lungo periodo"
Le società del gruppo Caltagirone hanno annunciato il recesso unilaterale e immediato dal patto parasociale, che ad oggi raccoglie il 16% del capitale del Leone. Il gruppo presenterà una propria lista per il rinnovo del cda. La motivazione della decisione è quella di "perseguire le proprie strategie e prescegliere le proprie politiche di voto"
La nota della compagnia del Leone di San Marco parla di una scelta dettata da “motivi personali”. Ma, dopo le dimissioni di Caltagirone e Bardin, la situazione rimane tesa. Al momento pare che il board sia alla ricerca di individuare in tempi brevi tre nomi che dovranno poi essere cooptati dal cda stesso
Pubblicata la versione definitiva del richiamo di attenzione sulle lista del Cda, con l'indicazione di alcune istruzioni per garantire la maggior trasparenza possibile. Un "prontuario" generale che vale però per il caso concreto del rinnovo del board della compagnia triestina, che vede contrapposti il consiglio uscente (sostenuto da Mediobanca) e dall'altro un patto di consultazione fra Caltagirone, Del Vecchio e Fondazione Crt
Romolo Bardin, consigliere in quota Delfin, ha annunciato le sue dimissioni prima dell’apertura della Borsa. Una mossa che segue lo strappo di settimana scorsa di Francesco Gaetano Caltagirone, in vista dell’assemblea per decidere il futuro del gruppo. A seguito di questa decisione, tutto il patto non sarà più tenuto ad alcun aggiornamento sulla propria partecipazione complessiva
Dalla Consob è stata richiesta un’integrazione delle informazioni essenziali tra le due parti, in modo tale da sintetizzare il contenuto delle clausole. Questa comunicazione fa riferimento a un numero maggiore di azioni rispetto alla data di stipula dell’accordo. Inoltre il Leone ha ottenuto l'autorizzazione all'acquisizione dell’istituto assicurativo scaligero
Il fondatore di Luxottica, come già si vociferava ieri sera, ha acquisito la quota di Mediobanca del 2% ceduta da Fininvest. Dopo l’intermediazione di Unicredit, Del Vecchio ha dunque rafforzato la sua posizione di primo azionista, portandosi al 15,4% del capitale dell’istituto con sede in Piazzetta Cuccia. Sullo sfondo resta aperta la battaglia Generali
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