Con l'avvicinarsi dell'obbligo, in vigore dal 15 ottobre, si moltiplicano i casi di aziende che per evitare problemi si fanno carico dei tamponi da far eseguire ai dipendenti. L'andatura in ordine sparso, dal Veneto all'Emilia, alla Lombardia, preoccupa e crea caos: di qui l'appello di Confindustria e istituzioni locali all'Esecutivo Draghi per una linea unica e chiara
Il conflitto che minaccia di aprirsi da qui al 15 ottobre, se qualcosa non cambierà, rischia di essere devastante. E coinvolge un numero di dipendenti più rilevante di quanto sembri: almeno il 20% del totale. Esasperare gli stati d’animo è dannoso e potrebbe frenare il galoppo della ripresa. Meglio tessere un dialogo con il sindacato e trovare una via d’uscita nel giusto mezzo
Lo sciopero annunciato dal capo storico della Res Electrolux non trova alcuna sponda all'interno del sindacato: "Non risultano proteste in arrivo. E' l'iniziativa di una singola fabbrica, se non di un singolo individuo". Dalla Lombardia, al Triveneto, all'Emilia Romagna la posizione è la stessa: meglio l'obbligo vaccinale, il lasciapassare a pagamento è uno scarico di responsabilità da parte dello Stato
L'ideologia e l'esasperazione regnano sovrane nella disputa tra chi vuole costringere anche i dubbiosi a inocularsi il siero e chi predica un "liberi tutti" generalizzato. Hanno ragione i presidenti di Regione, schierati su una linea di prudente buon senso. Non resta che affidarci ancora al premier, capace di trovare l'equilibrio tra le varie esigenze. Cosa che sembra non riuscire a Confindustria, favorevole al "green pass" obbligatorio contraddicendo le scelte dei mesi scorsi
Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e Lombardia vedono confermata la possibilità di passare in zona gialla dai dati dell'Iss. Ma dalle Regioni continuano le pressioni, il particolare per rivedere il coprifuoco alle 22 che pregiudicherebbe ristoranti, cinema, teatri e turismo
La possibilità, alla quale è favorevole il ministro del Turismo, Massimo Garavaglia, e che piace al Sud scatena le proteste dei presidenti delle Regioni del Nord. Si alza un coro di «no» e anche nel governo (dalla Gelmini al commissario Figliuolo) c'è chi boccia il progetto. Sulle riaperture generalizzate l'esecutivo punta alla data del 2 giugno ma intanto nei territori con dati in netto miglioramento potrebbero esserci dei primi via libera
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