“Ci vuole pragmatismo, ma solo se abbinato all’ambizione. Altrimenti rischia di diventare immobilismo”. Con queste parole il presidente della Regione Emilia-Romagna ha chiuso i lavori del Green Economy Festival di Parma, rilanciando il tema di un equilibrio necessario tra realismo e visione. Un invito a non cedere alla tentazione dell’attendismo, proprio mentre la transizione ecologica impone scelte nette e tempestive.
Per tre giorni, la città ducale è stata teatro di un confronto serrato tra voci del mondo istituzionale, imprenditoriale e accademico. Migliaia i partecipanti, attratti da un programma che ha intrecciato economia, ambiente e società, con un occhio lucido alle contraddizioni del presente.
Tra i nodi affrontati, anche le ricadute sociali della transizione, come dimostra il caso Berco a Copparo, portato all’attenzione del pubblico: un simbolo delle conseguenze occupazionali che rischiano di esplodere se la politica non accompagna il cambiamento con strumenti adeguati.
Andrea Pontremoli, Ceo di Dallara e presidente di Motor Valley Development, ha invitato a non sacrificare la sostenibilità sociale ed economica sull’altare di quella ambientale: “Bisogna ripartire dalle persone per disegnare un futuro in cui vogliamo vivere”. Pur condividendo lo slancio del Green Deal europeo, Pontremoli non si è risparmiato dal criticare quello che a suo avviso è un approccio eccessivamente centralizzato: “Le imprese devono essere lasciate libere di trovare le soluzioni. Serve fiducia”.
Francesco Mutti ha rilanciato la necessità di riconnettersi alla natura e puntare su progetti realmente trasformativi, capaci di ridefinire gli obiettivi di sostenibilità in chiave imprenditoriale. Dello stesso avviso Valeria Brambilla di Deloitte, che ha ribadito l’importanza di una sostenibilità sociale capace di generare comunità e imprese più forti e resilienti.
Tra i momenti più significativi, anche il confronto intergenerazionale e intersettoriale, ben rappresentato da Davide Bollati, presidente del Davines Group: “In un mondo sempre più polarizzato, il valore dello scambio costruttivo è decisivo. Solo collaborando con una visione di lungo termine possiamo affrontare davvero la transizione”.
A tirare le somme è stato Filiberto Zovico, direttore del Festival: “Abbiamo dimostrato che esiste una via pragmatica alla sostenibilità, capace di coniugare complessità e competitività industriale”.