In un piccolo borgo sperso nella campagna bresciana, a pochi passi dalla mole imponente dell’antico maniero dei conti Capriolo, in quelle che un tempo furono le scuderie del castello, trova spazio questo elegante ristorante, gestito da una giovane coppia: lui (importanti esperienze alle spalle in locali assai blasonati) ai fuochi, lei ai tavoli.

La cucina parla un linguaggio d’alta scuola: si percepisce la conoscenza degli ingredienti, la saldezza dell’impostazione di base, la sicurezza nell’espressione e negli abbinamenti, la profondità del sapere tecnico, e anche – last but not least – un tocco di creatività che segna la personalità dei piatti. Il risotto con ristretto di capretto e salvia, rilegge un ‘classicissimo’ di Nino Bergese (cuoco che ha scritto la storia della gastronomia italiana del Novecento) in chiave ‘bresciana’ (il capretto arrosto è un piatto di tradizione della Valtrompia). Mentre il piccione in tre servizi (il petto con insalata di bietole, alghe e agrodolce di fichi, la coscia arrosto con salsa al Sauternes, il fegato in royale con patate e cipolla) è regale come pochi. Interessanti anche le pietanze di pesce, come la rana pescatrice con zucca, telline e lemongrass.

La selezione dei vini, che è in divenire, non è ampia ma propone comunque un discreto numero di buone etichette. Il servizio è di rara cortesia. Tre sono i menu degustazione, proposti a 75 (quattro portate), a 80 (cinque portate) e 100 (sette portate) euro, con abbinamento vini a 40 o a 55 euro. Ci si attesta intorno ai 110 scegliendo quattro piatti dalla carta.