L’approccio è a prova di fiducia piazzato, com’è, al pian terreno di una palazzina anonima, per non dire bruttina. Almeno in un primo momento anche l’accoglienza potrebbe non contribuisce a rallegrare l’atmosfera. La schiettezza di Bassano Vailati, cuoco e oste, può essere infatti male interpretata. Poco male se i salamelecchi non gli appartengono, per lui parla con altrettanta schiettezza la cucina che ha impresso i valori autentici della storia agroalimentare del territorio. Prima l’eccellente salame, quindi l’assaggio dei Nervetti di vitello con fagioli “scioglie” qualsiasi ruvidezza (cottura lentissima, almeno cinque ore, straordinari).
A seconda della stagione tra gli antipasti anche Uova d’oca e loertis (i germogli del luppolo); Fiori di zucca e zucchine fritte o in frittata; Insalata di gallina con cedro, uvetta, melograno e aceto balsamico. Tra i primi imperdibili i Tortelli cremaschi (sono di pasta matta, cioè senza uova, e il ripieno prevede 13 ingredienti). Si prosegue con strepitosa Lingua in salsa verde, fegato grasso alla cremasca con purea di mele, Piedini di porco appena rosati al pomodoro, Faraona in umido con polenta; Cappone lesso con mostarda. Chiusura con un’altra chicca: Gelato alla crema fatto al momento. Bassano Vailati racconta, in sala, anche il suo approccio al vino, che lo ha portato a selezionare con giudizio etichette tutt’altro che scontate. Per un percorso completo da costruire ad personam il conto si attesta tra i 40 e i 50 euro vini esclusi.