Chi sono le 300 Top Italian Companies selezionate dal Centro Studi ItalyPost per il 2024? Descriverle non richiede molto: bastano i numeri dei loro bilanci, che testimoniano come, nei sei anni precedenti il 2023, siano riuscite a ottenere importanti (se non eccezionali) crescite in tutti i principali indicatori (fatturato, EBITDA e utili), mantenendo al contempo un corretto equilibrio finanziario. Questo ha permesso loro di investire senza essere soggette ai rischi legati alla variabilità dei tassi di interesse, rischi che invece stanno costringendo altre imprese a intraprendere complesse operazioni di contenimento del debito.
Individuato questo fondamentale tratto comune, va aggiunto che le Top Italian Companies appartengono a due tipologie molto diverse. Da una parte, ci sono le 100 migliori imprese con un fatturato compreso tra 500 milioni e 10 miliardi, le cosiddette grandi imprese italiane di eccellenza. Tra queste troviamo sia quelle che fatturano miliardi (come Barilla, Brembo, Piaggio e Marcegaglia), sia quelle che hanno recentemente raggiunto o stanno per raggiungere la soglia del miliardo di euro (come SanLorenzo, Comer, Tecnica, ecc.). Dall’altra, ci sono aziende con un fatturato che oscilla tra i 20 e i 500 milioni, già classificate come “Champions”, che dimostrano, attraverso i loro numeri, un potenziale di crescita tale da collocarle tra le migliori nei rispettivi settori di appartenenza (metalmeccanica, tessile/moda/abbigliamento, chimica/farmaceutica, alimentari e bevande).
Queste imprese rappresentano dunque la punta dell’iceberg di una manifattura italiana che, soprattutto a partire dal periodo post-Covid, ha saputo trainare la crescita della nostra industria e del nostro Paese. Ciò è stato possibile grazie agli importanti investimenti realizzati negli anni precedenti con l’iniziativa Industria 4.0 e alla flessibilità intrinseca dello stile “italiano” di fare impresa.
Tuttavia, il 2023 e, soprattutto, il 2024 si stanno rivelando anni in cui molte imprese (incluse le Top Italian Companies) trovano più difficile crescere. In alcuni casi, si registrano flessioni anche significative, dovute a una molteplicità di fattori: dal calo dei costi delle materie prime, al rallentamento della crescita in Paesi come Cina e Germania, alla persistenza del conflitto in Ucraina, fino ai timori legati alla possibile instabilità politica negli Stati Uniti, che potrebbe emergere sia in caso di vittoria, sia – secondo osservatori attenti – in caso di sconfitta di Donald Trump con uno scarto minimo di voti.
Ma l’industria italiana ha imparato da tempo a convivere con le crisi, cogliendone le opportunità, come è accaduto nel biennio d’oro 2021-2022, quando la crescita è stata straordinaria, e limitando i danni, come sta accadendo nel biennio 2023-2024. Ed è proprio in contesti come questi, esaminando le performance nel lungo periodo, che si distinguono le imprese davvero eccellenti da quelle che brillano soltanto quando un determinato mercato cresce, magari per ragioni esogene (come vedremo nei prossimi anni con le imprese avvantaggiate dal Superbonus 110%).
I veri problemi che queste nostre imprese affrontano in questa fase sono forse principalmente due. Il primo riguarda la parziale, ma significativa, frenata della globalizzazione, dovuta al conflitto tra USA e Cina. Il secondo è legato all’andamento demografico del nostro Paese, che già oggi, e soprattutto in prospettiva futura, segnala una scarsità di manodopera che da sola la tecnologia non riuscirà a colmare.
È auspicabile che queste Top Italian Companies, oltre a continuare a svolgere con eccellenza il proprio lavoro, sappiano guardare oltre i confini delle loro aziende, contribuendo a creare quelle condizioni di crescita e coesione sociale indispensabili per la loro stessa sopravvivenza e quella delle loro filiere.