Lo studio realizzato da ItalyPost per il quotidiano LombardiaPost analizza i bilanci delle imprese di Bergamo con fatturato superiore ai 5 milioni di euro. Nello specifico viene considerato il fatturato consolidato per gli anni 2017-2019, mentre per l’anno 2020 sono riportati i dati di bilancio acquisiti dalle banche dati entro ottobre del 2021. Laddove non fosse stato possibile riportare il risultato per tutti gli esercizi consolidati viene riportato il bilancio d’esercizio. Nella selezione oltre al giro d’affari è stato utilizzato come criterio di selezione il rating: tra equilibrato e ottimo (da A-AA-AAA fino a BBB). Infine, altro criterio di selezione, il risultato d’esercizio per il 2019 doveva essere positivo mentre l’ebitda medio tra il 2017 e il 2019 maggiore o uguale al 5,37% Dalla ricerca sono state escluse le società con partecipazione pubblica e le società controllate (in quanto incluse nella controllante).
Per quanto riguarda la provincia di Bergamo, il comparto aggregato che sviluppa il maggiore fatturato per il 2019 è quello della meccanica e soprattutto la produzione in metallo: sono entrate nella classifica ben 293 imprese con un fatturato consolidato di 11,39 miliardi che pesa complessivamente sul risultato complessivo il 32,25% e ha visto una riduzione nel 2019 del 12,02%. Al secondo posto con 53 imprese troviamo il sistema chimico farmaceutico con un giro d’affari nel 2019 di oltre 4,8 miliardi. Nella classifica al terzo posto si trova il servizio alle imprese ed altri servizi con 96 imprese e un fatturato aggregato di 2,81 miliardi.
Si trova poi il comparto del commercio all’ingrosso con all’attivo 115 imprese e un fatturato di quasi 2,8 miliardi, il settore della gomma e della plastica si posiziona al quinto posto con le sue 86 aziende e un giro d’affari di 2,34 miliardi. Infine chiude la lista dei principali settori della provincia di Bergamo il commercio al dettaglio e di autoveicoli, con 29 aziende e un fatturato aggregato di 1,78 miliardi.
Guardando ai dati 2020 di Bergamo, si nota un calo di fatturato significativo, anche se non si è realizzato il crollo temuto. Su 1.000 imprese selezionate sulla base dei risultati 2017-2019 è stato possibile consultare il bilancio solo per 971 imprese. Il fatturato aggregato 2019 era di 34 miliardi, il calo nel 2020 è stato abbastanza lieve “solo” 3,5 miliardi: una riduzione del 10,2% che in un anno caratterizzato da una discontinuità dirompente e da chiusure e fermi di produzione può considerarsi un risultato eccezionale. Altrettanto eccezionale può definirsi sia il livello dell’EBITDA (cioè la marginalità), che la tenuta nel 2020. Complessivamente un cluster con 20 miliardi di Patrimonio Netto, che impiega 125 mila addetti e produce un ROE medio del 11% può definirsi a priori un motore di crescita.
L’analisi dei risultati disaggregati ci restituisce un quadro in cui il 72% delle aziende ha visto diminuire il fatturato 2020 (per la precisione 627 imprese su 875), con una contrazione di 4,4 miliardi, corrispondente a -16%. Il 28% delle imprese ha invece incrementato il volume d’affari (248 imprese), con una crescita complessiva di 0,9 miliardi pari al 13%. Mentre a livello aggregato nessun settore ha registrato un incremento (anche se all’interno degli altri settori vi sono andamenti di segno opposto fra azienda ed azienda). Il 70% della decrescita 2020 è dovuto ai settori Metalmeccanico (-39%), Commercio al dettaglio (-12%) Servizi ( -11%), Chimico e Farmaceutico (-8%). Tengono Elettrico ed elettronico, Alimentare e Costruzioni.
La crisi da domanda ex Covid19 ha colpito le grandi imprese dei settori più esposti e quelle di piccole e piccolissime dimensioni. Restano stabili le imprese dai 10 ai 50 milioni. Ciò è dovuto alla presenza di 4 grandi gruppi, posizionati tutti nei settori maggiormente colpiti, che insieme sommano il 29% totale della contrazione di fatturato: Brembo, Dalmine, San Pellegrino e Kiko. Parimenti accusano discontinuità le imprese di minori dimensioni, meno stabili, con mercati più ristretti, con minore capacità e strumenti di reazione