E’ uscito in questi giorni un interessante studio della Fondazione Nord Est a cura di Shira Fano e Gianluca Toschi che si intitola “E’ possibile essere felici in una catena del valore?”.
Il tema è molto caldo perché, complice la pandemia, le filiere del valore si stanno riconfigurando verso logiche meno estese, più regionali, più capaci di garantire operatività anche in condizioni critiche. Questi temi offrono spazi interessanti per un recupero di ruolo (e di marginalità) per le nostre PMI.
Proveremo più avanti a capire se questo possa essere motivo di “felicità”: ora partiamo dai numeri.
La fotografia di sintesi si è sviluppata su tre domande poste a 306 PMI nordestine :
- Come è governata la filiera in cui operi?
- Quanto è difficile per te sostituire il capo filiera?
- Quale elemento prevalente regola i rapporti di filiera?
Il quadro che è emerso è questo:
- Nel 61% dei casi la governance prevede un accordo tra imprese.
- Nel 75% dei casi la possibilità di sostituire il committente è difficile o impossibile.
- Una volta su due l’elemento prevalente nei rapporti di filiera è il Prezzo.
… felici? Duretta!
Lo studio è ulteriormente prezioso perché, poi, prova a capire quali strategie di “upgrading” siano state adottate negli ultimi tre anni.
Da qui emerge che negli ultimi tre anni circa metà del campione ha lavorato sull’innovazione di prodotto in modo incrementale o radicale (ma il 25% é rimasto al palo) e che solo il 7% ha rivisto in modo radicale i propri processi (con il 52% che li ha rivisti in modo parziale ed il 37% che è rimasto fermo).
Quindi, provando a misurare la “felicità”, si potrebbe dire che siamo sul medio-sorriso spesso con un tratto di tristezza. Ma, come sempre, ci sono ampi spazi di azione.
Shina e Gianluca hanno poi valutato IOT e 3Dprinting come ulteriori strategie di “upgrading” e lo studio evidenzia come anche questi driver possano essere utili.
La nostra esperienza con le PMI ci porta ad aggiungere altre vie per la “felicità da secondi in filiera”.
La prima è, senz’altro, quella dimensionale.
Con aggregazioni sia orizzontali, per aumentare la massa critica, che verticali, per coprire più margini di valore aggiunto, si creano i presupposti per avere maggiore voce in capitolo, maggiori risorse per innovare, maggiori competenze gestionali. Oggi, come non mai, si possono trovare facilitatori a questi processi in strumenti agili di investimento come i Club Deal che possono portare risorse finanziarie “pazienti” e competenze gestionali necessarie alla crescita.
La seconda è quella dell’innovazione di filiera.
I “secondi” devono diventare più bravi dei primi a leggere i bisogni di filiera e a innovare prodotti, soluzioni, processi richiesti dal cliente finale.
Esempi concreti. Se produco tappi devo pensare che vendo soluzioni per conservare, trattenere, identificare, migliorare, sostanze fluide e che, a fine vita, dovranno trasformarsi in qualcos’altro senza inquinare.
Se faccio lavorazioni meccaniche di precisione, posso aggregarmi con una realtà di carpenteria e una di assemblaggi per arrivare ad offrire assiemi finiti.
Se sono fornitore di un prodotto sottoposto ad usura, posso pensare di sviluppare la filiera della manutenzione, del ritiro, dello smaltimento.
La terza è quella delle competenze e della continuità di impresa.
La crescita “felice” richiede forti investimenti sulle competenze. Sia quelle del personale operativo e tecnico che quelle dei profili gestionali e manageriali.
Se nascono poli più strutturati, questi possono creare scuole professionalizzanti a misura di filiera.
Realtà più grandi possono attrarre competenze manageriali adeguate in forma di assunzioni o con modelli flessibili di outsourcing.
Tutto questo ha come risultato delle PMI più forti ed in grado di garantire continuità anche in condizioni avverse. Per i capi filiera, che dovranno sempre più analizzare i rischi di fornitura, è un valore fondamentale.
In un contesto competitivo, essere capo filiera è sicuramente una posizione vantaggiosa; tuttavia, con le leve viste sopra anche i secondi possono ricoprire posizioni di rilievo, dalle quali, col tempo, aspirare a scavalcare i loro attuali capi.