Il luogo è di indubbio fascino: un’antica villa con giardino (dotata anche di ampie sale adibite alla banchettistica), sulla cime di un monte, dalla quale lo sguardo spazia. È in questa cornice che si cela il Carlo Magno, il ristorante di Beppe Maffioli, cuoco di lungo corso e di salda formazione. La cucina, di classica contemporaneità, pare guardare più alle certezze del gusto e alla soddisfazione del palato che al virtuosismo dell’abbinamento azzardato o all’alea dell’ingrediente ignoto, mostrando grandi conoscenze e ottimo senso della misura. Così, scegliendo da una carta che si muove seguendo le stagioni, equamente divisa fra carne e pesce (con pure qualche lodevole incursione in ‘acque dolci’), si può rimanere colpiti tanto dalla perfetta mantecatura del risotto con ‘verzulì’ (stridoli) e Fatulì (formaggio di montagna a base di latte caprino) quanto dagli equilibrati tonnarelli al lime con tartara di gamberi viola e pomodoro confit. Fra le carni, di un gran soddisfazione si dimostrano la lingua di vitello arrosto con puntarelle, acciughe e prezzemolo e il medaglione di Fassona con asparagi verdi affumicati e spugnole. Gran livello anche sui dolci. Ottima selezione di vini, con tante etichette nazionali ed estere, proposte con ricarichi corretti. Servizio sorridente e attento. Bella la disposizione degli interni: il locale è articolato in svariati intimi spazi. Quattro sono i convenienti menu degustazione, offerti a un prezzo fra i 75 e gli 80 euro. Si spende poco di più mangiando à la carte.