Che il lavoro ci sia è già una buona notizia in questo scenario di guerra vicina a noi e di inflazione. Ma, a quanto sembra, mancano i candidati, ovvero i giovani che siano interessati al lavoro in fabbrica, specialmente in produzione.
Come mai? Ci sono troppi laureati? Quello che è certo è che ci sono pochi diplomati in discipline scientifiche, come la meccanica, l’elettronica, la meccatronica, la chimica!
La Fondazione Nord Est ci informa che in questa zona dell’Italia già mancano 50mila lavoratori non qualificati!
Ma quanti giovani, spesso per seguire le aspirazioni dei propri genitori, si sono trovati a dover seguire corsi di laurea, magari contro voglia! E adesso cercano lavoro adatto alla loro preparazione, ma hanno difficoltà a trovarlo.
Mi ha colpito un dato: a Roma ci sono più avvocati che in tutta l’intera Francia! Naturalmente, chi si è laureato rifiuta di fare un lavoro per cui basta un “semplice” diploma. Così ci sono giovani che cercano lavoro secondo la propria preparazione, ma il mercato vuole tutt’altro. Uno dei bar più raffinati che conosco, cerca da mesi giovani baristi, ma non li trova! Forse sarebbe il caso di raccontare ai ragazzi che stanno per finire le scuole medie, quale è la reale aspettativa del mondo del lavoro nei loro confronti, quali specializzazioni potrebbero scegliere per avere una buona sicurezza di trovare quello che cercano appena finito il ciclo dei loro studi.
Da qualche anno il Governo, attraverso il MIUR, prepone il programma di “alternanza scuola-lavoro”: si tratta di un percorso obbligatorio per gli studenti degli ultimi tre anni delle scuole superiori, licei inclusi, che prevede di trascorrere alcuni giorni (dalle 200 alle 400 ore totali nel triennio) in aziende che si propongono come ospitanti, possibilmente nei settori di indirizzo dei vari percorsi di studio.
Il problema è che queste “poche” ore non sono minimamente sufficienti per testare né le capacità degli studenti, né le competenze acquisite e tantomeno per dare all’azienda la possibilità di coinvolgere i ragazzi in un vero e proprio progetto di lavoro. Si tratta inoltre, per lo studente, di una fase in cui il percorso scolastico è già stato scelto: si dovrebbe intervenire molto prima, cioè poco prima dell’ottenimento del diploma di scuola media inferiore.
Alcune iniziative private stanno nascendo dalle stesse aziende che stanno creando vere e proprie “accademie” per la formazione di personale specializzato. Purtroppo, però, l’interazione tra famiglie, istituzioni scolastiche e aziende in merito è minima e per niente sistematizzata.
Ritengo che sia utile ricordare alle famiglie che un ragazzo costretto ad un lungo parcheggio per l’impossibilità di trovare il lavoro cui aspira, è per lui altamente frustrante!
Per questo torno a proporre una sana e precisa informativa già alla fine delle scuole medie inferiori sull’indirizzo da prendere. Alla fine degli studi di diploma, le stesse aziende o le associazioni che le rappresentano, dovrebbero raccontare ai ragazzi che se accettano il lavoro prospettato, possono subito diventare autonomi, indipendenti e attuare una buona parte dei propri sogni.
E non è forse quello che ogni giovane desidera?