Un’aura di struggente romanticismo pervade questo luogo fascinoso: una villa storica, immersa in un parco ben curato, ove ancora sembrano muoversi i fantasmi di Gabriele d’Annunzio e di Claretta Petacci, nel passato ospiti di questa proprietà. Il primo qui teneva i suoi navigli. La seconda qui trascorse gli anni tragici di Salò. Sono lussureggianti alberi secolari e fiori ad accompagnare gli ospiti sino ai tavoli del ristorante, romanticamente approntati a bordo lago. La cucina, che pare aver quasi abbandonato quei tratti territoriali che l’avevano resa famosa, mostra di muoversi in un ambito genericamente mediterraneo, innestando alcuni piatti di chiara ispirazione internazionale (perlopiù a base di pesce di mare, come gli spaghetti con astice e ricci di mare o l’insalata d’astice alla catalana) probabilmente apprezzati dalla clientela straniera che frequenta la struttura. Più personalità la si trova invece negli agnolini del plin con formaggio Bàgoss e mele asciugate o nel ben eseguito piccione arrosto con albicocche e fegato grasso. Golosi i dolci, fra cui l’imperdibile torta di rose con cremino al Vov e limoni del Garda. Il servizio, sotto l’occhio attento del proprietario, si muove in modo gentile e professionale. La carta dei vini (aperta da una discreta selezione di Champagne e con tanti nomi noti dell’enologia nazionale) è di buon livello ma a prezzi un po’ alti. L’ampio menu degustazione è proposto a 130 euro. All’incirca stessa spesa ordinando alla carta.