L’Italia è storicamente considerata la patria delle piccole e medie imprese, e oggettivamente è così. Tuttavia, queste aziende — in particolare le “champions” — tendono a crescere, talvolta a ritmi vertiginosi. E se la crescita media di queste imprese è davvero notevole, analizzandone le performance, regione per regione, emergono differenze significative. Per esempio, la patria del “piccolo è bello” resta storicamente il Veneto, che conta numerose imprese “champions” e si conferma, nel rapporto popolazione/numero di imprese, uno dei territori più dinamici del Paese. Se, da un lato, ciò premia il cosiddetto “Lombardo-Veneto” per la densità di aziende, dall’altro la situazione si capovolge prendendo in esame la dimensione media: in tal senso, l’Emilia-Romagna svetta con un fatturato medio attorno ai 125 milioni di euro, contro i 113 milioni della Lombardia e i 98 del Veneto.
Questa geografia dell’imprenditoria evidenzia tendenze che riflettono scelte politiche, culturali e infrastrutturali radicate nei territori. Così, l’assenza di collegamenti ferroviari ad Alta Velocità nel Veneto (a differenza dell’Emilia) non favorisce la mobilità dei manager, che risultano più attratti da aree meglio collegate. Rispetto agli anni scorsi, però, si registrano alcuni segnali di cambiamento, destinati forse a emergere in modo ancora più marcato con i bilanci del 2024, non particolarmente incoraggianti. L’Emilia, pur restando prima per dimensioni, ha rallentato il proprio tasso di crescita: in precedenza registrava in media un +1% rispetto alle venete e un +0,5% rispetto alle lombarde, mentre nell’ultima rilevazione il dato medio di crescita si attesta su livelli simili a quello delle altre due regioni industrializzate. A livello di CAGR medio, infatti, la Lombardia si attesta al 11,33%, l’Emilia-Romagna al 11,42% e il Veneto al 11,57%. Solo leggermente più alto il tasso della Toscana con un 12,73% annuo, mentre il Piemonte registra un CAGR del 10,51%.
Sul fronte dell’Ebitda, sorprende il balzo di Piemonte e Toscana, che — pur su numeri complessivi più contenuti — superano il 20%. In particolare, il Piemonte registra un Ebitda medio del 20,07% e la Toscana del 21,16%, mentre la Lombardia si attesta al18,20%, l’Emilia Romagna al 17,97% e il Veneto 17,87%
A livello numerico per singole provincie il numero di imprese testimonia anche qui la crescita o il calo delle singole realtà. A guidare la classifica è, come sempre Milano, con 130 imprese (ma va considerato che la ricerca è per sedi legali che, spesso, sono diverse dalle sedi produttive vere e proprie, mentre segue con 61 imprese Vicenza che rimane la provincia leader per champions con 61 imprese seguita poi da Brescia che, pur avendo il doppio degli abitanti, ne conta 58 mentre Bergamo, ormai da anni, vede diminuire il suo numero di champions e ne conta solo 45.
Andando ad analizzare il numero per provincie suddividendole per regioni notiamo che in Piemonte si contano 81 imprese, con Torino in testa a quota 38, seguita da Cuneo (21). Più distanti Alessandria e Novara, entrambe a 8, mentre Biella ne registra 3, Vercelli 2 e Asti 1.
Più elevata la presenza in Emilia-Romagna, che arriva a 125 imprese: Reggio Emilia ne vanta 24, inseguita da Bolognacon 23. A ruota seguono Parma (20) e Forlì-Cesena (15). Restano in doppia cifra anche Modena (19), Piacenza e Rimini (12), mentre Ferrara e Ravenna si fermano a 3. Numeri ancora più alti emergono in Veneto, con un totale di 162 imprese: la parte del leone spetta a Vicenza, che ne conta 61, staccando Padova (31) e Verona (30). Completano il panorama veneto Treviso (29), Venezia (17), Rovigo (3) e Belluno (2).
La Lombardia si conferma un vero e proprio polo, superando complessivamente le 300 imprese (309). Meno popolose, ma comunque significative, sono Como e Lecco (16 ciascuna), Monza-Brianza (13) e Varese (12), mentre Cremona e Mantova si fermano a 6. Chiudono Pavia e Sondrio (3 ciascuna) e Lodi, con 1 sola impresa.
Passando alla Toscana, il totale di 54 imprese si concentra per lo più a Firenze (22) e Arezzo (12), con Lucca a 8. Seguono Pisa con 4, quindi Livorno, Massa Carrara, Pistoia e Siena, che oscillano tra 1 e 2 imprese, mentre Prato si ferma a 1.
Il Trentino-Alto Adige si attesta a 19 unità, mentre il Friuli Venezia Giulia si ferma a solo 13 imprese, meno di Umbria e Marche con contano rispettivamente 16 e 24 imprese. Il Lazio, con 39 imprese, conferma una buona presenza di realtà dinamiche nella regione della capitale. Arrivando invece ai dati regionali nel Mezzogiorno emerge la Campania, che con 55 imprese supera la Puglia a quota 21. Infine, altre aree d’Italia, non elencate nel dettaglio, sommano complessivamente 53 imprese, a testimonianza di come l’universo dei “campioni” imprenditoriali si stia radicando un po’ ovunque, seppur con intensità diverse.
Nel complesso, i dati sottolineano la vitalità di un tessuto economico complesso e variegato, in cui alcune aree tradizionalmente industrializzate continuano a dettare legge sia in termini di numerosità delle aziende sia di fatturati e margini, mentre altre si distinguono soprattutto per la rapidità di crescita e redditività. Un panorama eterogeneo, dunque, che rappresenta al tempo stesso una sfida e una ricchezza per l’intero sistema Paese. L’elenco completo delle migliori 1.000 aziende italiane, per chi fosse interessato, è disponibile cliccando qui.