L’Italia, si sa, è il Paese del buon vino e delle distese interminabili di vigneti ai lati delle nostre strade di campagna. Ma poco si pensa che dai prodotti derivanti dalla vendemmia si può ricavare molto di più che le bottiglie di vino che arrivano sulle nostre tavole. Le Distillerie Bonollo S.p.A. ne sono un esempio: oltre ad acqueviti di alta qualità, fra cui spiccano la Grappa I.G. e il Brandy Italiano I.G., producono infatti anche altri spirits, come l’alcool per usi industriali ed energetici.
“Le distillerie – spiega il Ceo dell’azienda modenese Dott. Andrea Bonollo – sono per antonomasia specializzate nell’economia circolare, è nel loro Dna. Storicamente si è sempre cercato di valorizzare tutti gli scarti di lavorazione per limitare il costo di produzione dei distillati, di per sé molto dispendioso per la grande quantità di vapore che serve per ricavare poco prodotto finito. Mediamente, infatti, da 100 chili di vinaccia si ottengono solo tre litri anidri, ossia tre litri al 100% di grado alcolico”.
L’azienda è nata in Veneto nel 1908 e si è trasferita poi nel modenese dieci anni dopo con Luigi Bonollo per dedicarsi alla distillazione delle vinacce di lambrusco. È però alla terza generazione della famiglia, trainata dal Cavaliere del Lavoro Giuseppe Bonollo, che si deve l’innovazione di aver esteso il ciclo produttivo fino a comprendere anche l’estrazione dell’acido tartarico (un additivo alimentare completamente naturale) e la produzione di fertilizzanti organici, fino a chiudere infine il processo con la produzione di energia rinnovabile. Alla quarta generazione, oggi al timone, si deve invece il fatto di aver consolidato il posizionamento dell’azienda, traghettandone i valori con un orientamento sempre più green. “La quinta generazione – aggiunge il Ceo – è già presente in azienda, per apprendere il mestiere di famiglia”.
Nel 2007 l’azienda modenese ha creato Bonollo Energia S.p.A., così da produrre il vapore necessario all’attività di distillazione ad un costo controllato. L’eccedenza è utilizzata per produrre energia elettrica (immessa poi in rete) grazie alla vinaccia esausta proveniente dalle stesse distillerie: “La creazione della Centrale nasce per rendere più efficiente il core business, ma è innegabile che a sua volta il settore dell’energia sia trainante per noi”.
L’offerta è quindi ampia e varia, grazie anche a 110 anni di storia che hanno permesso non solo di sviluppare un prodotto di alta qualità, ma di tessere reti di relazioni sia con i fornitori che con clienti fidelizzati che vanno “dal piccolo agricoltore fino alla multinazionale”. Il mercato di riferimento rimane comunque quello italiano anche se “una fetta sempre più grande proviene dall’estero, dove sono presenti i grandi gruppi degli spirits per gli alcolici e quelli farmaceutici e delle costruzioni per l’acido tartarico. Essendo specializzati nel b2b lavoriamo molto con Stati Uniti e Nord Europa, ma anche con India e Sudafrica”, spiega il Ceo.
Ora il principale driver di crescita è quello del bioetanolo, da molti considerato una delle possibili soluzioni alla dipendenza dal petrolio per l’autotrazione. Le Distillerie Bonollo producono, in questo senso, un alcool di origine agricola da utilizzare come carburante di seconda generazione: “È da considerarsi doppiamente prezioso: diminuisce l’impiego dei combustibili fossili e riduce le emissioni di Co2 fino al 90%, ma allo stesso tempo non richiede l’utilizzo di terreni dedicati, che rimangono quindi a disposizione della produzione alimentare”, racconta Bonollo.
I consumi dell’alcool alimentare stanno invece attraversando una fase di calo a causa dell’alto costo della vita e dell’inflazione: “Oggi è possibile considerare una bottiglia di grappa un bene di lusso. Il consumatore finale ora si limita a un bicchierino quando è in compagnia o in occasioni speciali, piuttosto che investire su una bottiglia intera. Anche il vino per tante famiglie è ormai considerato un lusso”. Per arginare il problema Bonollo segue da vicino tutte le novità di mercato. Una fra queste sono i vini dealcolati che secondo il Ceo “sicuramente saranno un nuovo mercato di sfogo per le cantine, che potranno così catturare nuovi clienti che magari non bevono alcool per temi salutistici o di religione. Bisogna infatti tenere presente che il mercato della birra, per esempio, è già per il 30% alcool free”.
Quanto ai risultati economico-finanziari, se è pur vero che a livello consolidato il fatturato è sceso dai 26,9 mln nel 2016 a 22,5 mln del 2020, poi i ricavi sono più che raddoppiati fino a toccare quota 45,5 mln nel 2022, esercizio in cui l’impresa ha registrato anche un utile netto di 9,6 mln. Due anni fa l’andamento dell’azienda modenese ha cominciato a risentire di quello del prezzo dell’energia elettrica e nel 2023 le Distillerie Bonollo hanno chiuso a 30,4 mln.
Tra il 2020 e il 2022 anche la marginalità è più che raddoppiata, passando da 11,6 mln a 23,1 mln (con un peso percentuale medio sui ricavi oltre il 50%), scesi poi a 5,3 mln nel 2023. Secondo il Ceo Bonollo, il ‘segreto’ dietro alle performance dell’azienda va ricercato nella filosofia dell’impresa: “I bilanci, per noi, si fanno al momento degli acquisti: è sul valore di acquisto che si può intervenire, utilizzando i buoni rapporti creati negli anni con fornitori storici. Le vendite, invece, sono sempre incerte, specialmente con un mercato instabile come quello degli ultimi anni”.
Se già il 2023 era stato un anno di contrazione sulla scia dell’abbassamento dei prezzi dell’energia elettrica, anche il 2024 si sta delineando come un anno di sfida. Oltre a dover fare i conti con l’attuale crisi economica globale, il Ceo sottolinea come l’ultima sia stata “la peggiore campagna vitivinicola del dopoguerra in termini di produzione d’uva”. Ma i punti di forza delle Distillerie Bonollo sono tanti: “Abbiamo nel tempo sempre più efficientato i processi, contiamo su una filiera completamente integrata, una quasi totale autonomia dal punto di vista energetico e una struttura già ammortizzata nel tempo”, conclude Andrea Bonollo. Nonostante le difficoltà, chissà quindi che le Distillerie Bonollo non possano ancora raggiungere gli ottimi risultati a cui l’azienda modenese è abituata.