Se c’è una caratteristica che spesso le grandi aziende non si possono permettere è quella della flessibilità: più si fanno strutturate e meno riescono a essere allo stesso tempo anche reattive e duttili. Allo stesso tempo, però, i piccoli non hanno la capacità di gestire il dialogo con clienti più grandi, fatto che ne limita le potenzialità. E così sono proprio quelle imprese che, al contrario, hanno una dimensione media a potersi garantire un percorso di crescita che sia costante.
Un profilo che si può sovrapporre anche alla Digimax di Altavilla Vicentina (VI), la cui storia è partita nel 1996 “un po’ come nella mitologia della piccola azienda nata in un garage sulla scia di un sogno”, diceva qualche anno fa Massimo Tirapelle, oggi suo amministratore unico. “Venivo dal mondo dell’elettronica – racconta–, poi mio cognato, che lavorava come agente nel mondo della distribuzione di alimentatori, mi ha coinvolto nel creare questa società”.
Digimax parte così con la distribuzione di componenti elettronici e lighting. “Abbiamo cominciato con due linee, quelle di Meanwell e di Advantech, marchi taiwanesi leader nella produzione di alimentatori il primo e di pc industriali il secondo”, ricorda Tirapelle. Il mercato della sua azienda è uno di quelli in cui essere competitivi coincide con l’offrire un valore aggiunto percepibile.
In questo senso, il punto di svolta è arrivato nel 2013: “A quell’altezza abbiamo aperto una nuova sede dove abbiamo potuto avere magazzini molto più ampi, così da stoccare più merci. Questo ha fatto la differenza perché i clienti cominciavano a non accettare più il dover aspettare i tempi di importazione dall’Asia”. Nel frattempo si è irrobustito il numero dei fornitori e quindi quello dei prodotti a stock, oggi arrivato a oltre 15 mila.
Già nel 2015 Digimax accorpava a sé Velco, dal 1972 specializzata nella distribuzione di componenti elettronici nei settori industriale e lighting. Si è dovuto attendere appena sei anni, il 2021, per assistere al completamento di un’altra acquisizione, quella di Dalcnet, attiva invece nella progettazione e produzione di un’ampia gamma di prodotti e soluzioni integrate per il settore lighting. Oggi il Gruppo può contare su una squadra che assomma a un centinaio di persone.
Così, in nemmeno trent’anni, Digimax è diventata un punto di riferimento per la distribuzione di alimentatori, pc industriali, led, display e componenti elettronici, che vende “sul mercato italiano, che pesa sul nostro fatturato per il 95%”. Tirapelle non esclude che la sua azienda possa spingersi anche oltreconfine, ma sottolinea come “per il momento il focus è sull’Italia, dove Digimax ha più di 3.000 clienti”.
Nel 2009 l’azienda vicentina raggiungeva già il traguardo simbolico dei 10 mln di fatturato. Poi, tra 2016 e 2022, i ricavi sono più che raddoppiati e, nonostante il rallentamento forzato durante l’anno pandemico, sono saliti da 32,7 mln a 76,7 mln. In un tempo ancora più ridotto (il triennio 2020-2022) Digimax ha quasi duplicato anche l’Ebitda, passato da 5,4 mln a 10,6 mln. Due anni fa l’utile netto ammontava a 6,5 mln.
“La pandemia è stata problematica – commenta l’amministratore unico –, ma siamo retrocessi poco sul versante dei risultati economici. Una volta chiusosi il periodo più tragico, c’è stato un rimbalzo che ci ha fatto passare da una situazione di forte riduzione degli acquisiti a una di altrettanto forte ripresa. Poi di nuovo, nel 2023, la domanda ha viaggiato col freno a mano tirato”.
A fine dello scorso anno si è aggiunta anche la crisi del Mar Rosso, “con consegne che hanno cominciato a impiegare quasi un mese in più e costi aumentati”. Fatturato, marginalità e risultato netto ne sono usciti leggermente limati: 67,3 mln il primo, 9,6 mln la seconda e 6,2 mln il terzo. In questo momento, però, Tirapelle vede il mercato stabilizzarsi.
Le previsioni per il 2024 parlano comunque di una “flessione, che si manterrà su livelli comunque sostenibili”. “Ritengo – aggiunge l’amministratore unico – che sarà l’ultimo calo prima della ripartenza definitiva. Ci stiamo infatti approvvigionando in modo da farci trovare pronti. Certo che, essendosi ridotti i prezzi, per superarci dobbiamo fare di più, aggredendo quote di mercato”.
La strada verso nuove acquisizioni sembra dunque prendere forma: “Ne abbiamo la capacità, sia a livello finanziario che di struttura. Si tratta di un’opzione inevitabile”. Ma Massimo Tirapelle accenna anche ad altri progetti su cui la sua azienda sta investendo: “Potremmo non solo distribuire, ma anche produrre: magari quei prodotti più customizzati che, dovessero essere fatti in Oriente, richiederebbero tempi di consegna troppo lunghi”.
Digimax è una delle 1.000 imprese Champions selezionate dal Centro Studi ItalyPost e L’Economia del Corriere della Sera. Per informazioni sulle imprese Champions clicca qui.