Questo ristorante, curato ma non formale, racconta, da svariati decenni a questa parte, le tradizioni gastronomiche della Val Camonica. E lo fa con una grazia e una sapienza che solo quattro generazioni (perché tante ne sono succedute della famiglia Foppoli, alla guida di questa insegna) possono avere maturato. Qui non si fa retorica sulle materie prime del circondario: si usano da sempre. Né si sbandiera la salvaguardia del patrimonio culinario: lo si è fatto sin da principio. Sicché i piatti – appena alleggeriti, messi in linea con le attuali esigenze nutrizionali (l’attenzione all’uso di grassi e condimenti è lodevole) e ingentiliti con qualche concessione all’estro – sono un tripudio di aromi puliti e gusti veraci. Buone – per esempio – le lumache brasate, accompagnate da una crema di erbe e da «terra di caffè». Balsamiche le linguine con abete e ginepro. Golosa la lingua alla brace con salsa verde e rapa rossa. Imperdibile, alla fine del pasto, il gelato, fatto partendo dalla trasformazione e tostatura in casa di nocciole, pistacchi e mandorle, e utilizzando solo latte e panna freschissimi. La cantina, che non è ampia ma che è comunque ben strutturata, privilegia le piccole produzioni locali, con alcune ‘escursioni’ fuori regione e fuori nazione. Il servizio è improntato a cortesia e familiarità. I prezzi sono assai onesti: i due menu degustazione sono proposti a 37 e a 50 euro. Ordinando alla carta si spendono, invece, poco meno di 50 euro.