Sembra un'idea dissacrante, eppure offre qualche spunto di riflessione. È partita da Schio, nel vicentino, dove opera Fas International. Le radici sono della fine anni '60 con Antonio Adriani e con i distributori automatici, per poi proseguire nel segno dell’innovazione (su cui l’azienda investe ogni anno tra il 3 e il 4% dei propri ricavi). Fino a oggi, quando a guidare Fas ci sono i figli Luca e Mariangela, entrambi ad. E quando le vendig machine a marchio Fas vanno ben oltre alla distribuzione di snack e bevande, puntando a realizzare un e-commerce di prossimità in cui i distributori diventano delle ‘vetrine’ anche per i piccoli negozi di quartiere e per i loro prodotti, prenotabili online e ritirabili in collect point automatici
Segnano un +12,4% fra il 2012 e il 2023, secondo un’analisi di Confcommercio. A crescere di più solo i Bnb, i ristoranti e negozi di computer-telefonia. Tutte le altre attività sono in negativo, e nel periodo portano ad un complessivo -20,2%. Una proiezione di Confesercenti parla di un numero di aperture che nel 2030 saranno la metà di quelle di oggi (11.000 vs 20.000). La segretaria Filcams Cgil Veneto: “Le farmacie rubano spazio alle profumerie. E dal Covid hanno fatto boom anche con le prestazioni mediche”. Come aiutare il commercio al dettaglio? “Ad esempio imponendo la chiusura domenicale per legge”
Confindustria Alto Adriatico e l’agenzia per il lavoro di Brugnaro trovano la soluzione per rimediare alle tante ipocrisie della politica italiana. Di fronte alla mancanza ormai epidemica di lavoratori, l’associazione di categoria li forma direttamente in Ghana, e poi li fa arrivare grazie a contratti di lavoro già stipulati. Agrusti: “Altre Confindustrie faranno come noi”
È noto a tutti che tanti prodotti italiani sono vincenti a livello mondiale per l’unicità del loro design. Soprattutto i prodotti di largo consumo come ad esempio una sedia, un tavolo, un elettrodomestico riescono ad essere esportati in tutto il mondo perché il disegno di questi oggetti affasci...
Accanto a chi punta a sopperire alla carenza di lavoratori in Italia attraendo manodopera dall’Africa, la bergamasca Carvico e la Fondazione E4Impact, nata su iniziativa dell’Università Cattolica di Milano, investono per creare una cultura imprenditoriale e industriale in loco. L’azienda dei tessuti tecnici elasticizzati è presente in Etiopia già dal 2017 con un impianto produttivo da 400 dipendenti, a cui fornisce training interni per elevarne le competenze. Dal 2022 ha anche aderito alla Fondazione presieduta da Letizia Moratti che dal 2010 ha formato 40mila lavoratori in 20 Paesi
L’assessore veneto allo Sviluppo Economico Roberto Marcato si dice “favorevole a eliminare le barriere per i lavoratori non comunitari, soprattutto specializzati e qualificati: possono risolvere la carenza di manodopera”. E plaude all’iniziativa di Confindustria Alto Adriatico: “Formare le risorse straniere nel loro Paese e poi portarle qui rappresenta un modello innovativo e potenzialmente efficace”. Aggiungendo però: "La vera integrazione passa attraverso il lavoro, la casa e la scuola: altrimenti stiamo parlando di finta accoglienza"
La Regione ha aderito al progetto Thamm, finanziato dall’Ue con 8,6 mln destinati ad attività di formazione in Tunisia e Marocco col fine di portare nuovi lavoratori qualificati alle imprese nazionali. In partenza da gennaio 2024, il programma porterà nel distretto della meccatronica emiliana 500 dipendenti qualificati in tre anni. L’assessore Colla: “È giunto il momento di affrontare l’inverno demografico della nostra regione guardando fuori dai nostri confini e cercando di attrarre giovani lavoratori anche dal continente africano”
Su questo specifico settore i grandi marchi del lusso non hanno ancora messo le mani (se non in casi eccezionali). Il perché è che "c'è molta offerta", spiega il ceo della toscana Lem. Ma le cose potrebbero cambiare “a causa delle aggregazioni che stanno operando i fondi. Dal 2018 ad oggi hanno fatto sparire 25 aziende dal mercato”. Se andasse avanti così, “anche i brand inizierebbero a fare le loro valutazioni”
"Non c'è da preoccuparsi", secondo il professore alla Ca’ Foscari Stefano Micelli, per le acquisizioni dei francesi delle nostre aziende produttive. “È loro interesse tutelare la qualità e il senso dei mestieri d’arte”. La partita vera si gioca “sull’interessare i (pochi) giovani che abbiamo a queste professioni e sull’innovare". Mentre i marchi italiani del lusso “sono meno competitivi perché piccoli e privi di una struttura ‘a portafoglio’”
Fondata nel 1962 a Cornedo Vicentino, l’azienda specializzata nel tessile produce esclusivamente in Italia. Alla guida la seconda generazione della famiglia Riccardo Peruffo. I risultati finanziari mostrano una crescita costante, nel 2022 i ricavi erano pari a 87,7 mln (+26%), con un Ebitda pari a 18 mln (+13%), e l’Ebit pari a 11,3 (+10%). Dopo 1100 corner multibrand nel mondo e i circa 60 store monomarca, la strategia di espansione comprende l'apertura di un negozio a Madison Avenue e l'esplorazione di nuovi mercati nel Medio Oriente
Che i grandi gruppi francesi potessero vantare un’impressionante collezione di brand lo sapevamo. È più recente, ma altrettanto maturo, l’interesse per le aziende della filiera, con impatti per l’artigianato italiano tutti da capire. L’ultima operazione è di Lvmh, che ha acquisito nel vicentino un’azienda che si occupa di lavorazione dei metalli, ma c'è anche Chanel. E a dire il vero pure i marchi italiani si muovono in questo senso. La premessa sembra comune: salvaguardare l'artigianalità. Mentre qualcuno si preoccupa per una "espropriazione del nostro know how"
Secondo il report appena uscito dell'Area Studi Mediobanca, la crescita del giro d’affari aggregato delle principali realtà del Belpaese è stata guidata da un notevole aumento delle vendite all'estero (+7%). Più dinamico il mercato asiatico, in sofferenza il mercato nordamericano. Sulle 175 over 100 mln prese in considerazione, 62 sono diproprietà estera che controlla il 41,6% del fatturato aggregato (il 23% è francese), soprattutto nella fascia lusso. La base produttiva rimane principalmente italiana, con il 76% degli stabilimenti sul suolo nazionale, soprattutto per le aziende di alta gamma (89%)
Secondo le previsioni dell’Istat, tra il 2022 e il 2042 il Veneto perderà 460mila persone in età di lavoro, quasi quante la Lombardia e il doppio dell’Emilia-Romagna. “Questo perché in Veneto l’immigrazione è ancora bassa rispetto alle regioni vicine”, spiega il professore di Demografia dell’Università di Padova, Gianpiero Della Zuanna. “In più il Veneto ha una collocazione nella catena del valore più bassa. Per trattenere e attrarre giovani dovrebbe invece puntare su industrie e servizi con maggiori margini di profitto e ad alto contenuto tecnologico”
Le proiezioni demografiche al 2042 dell’Istat disegnano un’Italia che perde 3 mln di abitanti in totale, con 4,5 mln di anziani in più e 7,5 mln di under 65 in meno. Solo Emilia e Lombardia cresceranno grazie soprattutto alla capacità di attrarre stranieri e abitanti da altre regioni. Il Veneto sarà ancora più vecchio e in declino, Belluno e Rovigo lande disabitate
Tra 2019 e 2023 la popolazione regionale è calata dello 0,72% (-35mila abitanti), con segni di rallentamento più evidenti nelle aree marginali come Belluno (-2%) e Rovigo (-2,3%). In calo anche le province più industrializzate, ad eccezione di Verona (+2,8mila residenti) grazie alla crescita dei comuni dell’hinterland. Pesa il mancato sviluppo delle infrastrutture, con Vicenza, Padova e Venezia che attendono ancora la Tav verso Milano, opera essenziale per contribuire alla competitività del territorio. Conferma il demografo Della Zuanna: “In Veneto si paga la mancanza di un sistema di servizi pubblici sul ferro degni di questo nome”
Secondo i dati Istat la “locomotiva” d'Italia mostra segni di declino demografico, con una diminuzione complessiva di 34.324 abitanti dal 2019 al 2023. Milano è la città più colpita, che passa da 3.250.077 a 3.228.006 residenti (nella sola area comunale la flessione è del 2,6%). Al secondo posto Varese, con un calo di 5.354 unità (-0,6%) e poi Pavia, con 5.311 residenti in meno (-0,9%). Bergamo, terza in Regione per popolosità, rimane stabile, passando da 1.107.159 a 1.106.303 abitanti (-856, -0,07%). A crescere solo Brescia (+0,23%), Monza e Brianza (+0,71%), e Lodi (+0,52%)
Tra ’19 e ’23 l’Emilia-Romagna perde quasi 22 mila abitanti, ma il saldo negativo per lo 0,49% è comunque migliore rispetto a quello del Nordest (-0,6%) e dell’Italia (-1,37%). L’Emilia è zavorrata dal -1,81% di Ferrara, mentre grazie alla boccata d’ossigeno data dal +0,71% di Rimini la Romagna limita il calo (-0,36%). Spiega il demografo e statistico Gianluigi Bovini: “Lo sviluppo sociale ed economico, quindi anche demografico, tende a concentrarsi lungo l’asse della via Emilia: va portato anche a territori più eccentrici. Ma abbiamo di fronte sfide che non sono circoscritte solo alla regione o all’Italia: stanno diventando mondiali"
L’oro, metallo prezioso ancora oggi insostituibile, utilizzato non solo per ornamenti, ma anche in tecnologie avanzate, come vetri per cockpit e componenti di cellulari. Ancora oggi, nel 2022 e 2023, le banche centrali ne hanno aumentato l’acquisto (1130 e 1200 tonnellate) come difesa dall'inflazione e per la crescente sfiducia nelle valute. Ne abbiamo parlato con il professore Alessandro Giraudo, esperto di geopolitica delle materie prime: “Nei cellulari ne abbiamo una media di 2 grammi a dispositivo. In ottobre le quotazioni dell’oro salgono per via del mercato indiano. Durante la festa del Diwali si svolgono molti matrimoni e per le donne indiane l’oro è ancora il miglior ‘fondo pensione’”
Due poli produttivi parecchio frammentati: circa 2.700 aziende in tutto, poco più di 15 mila addetti. Una storia che, nel caso di quello di Arezzo, può essere retrodatata fino agli etruschi. Eppure, due distretti vivi ancora oggi. A Valenza (AL), nell’abitazione del primo orefice che questo territorio ha avuto, Bulgari ha deciso di spostare un suo polo produttivo, diventato poi il più importante della maison. E sempre nel comune alessandrino di appena 20 mila abitanti è nata, cento anni fa, Damiani. Mentre oggi ci investe anche la proprietà svizzera di Cartier, che a breve aprirà uno stabilimento
La manifestazione, giunta alla sua 70esima edizione, è l’espressione di un distretto dalla storia ultracentenaria, con radici in epoca romana e longobarda e fiorito a partire dal ‘300. Specializzate in gioielli d’alta gamma, oggi le aziende vicentine producono un fatturato di 3 mld di euro, generato per il 50% dalle esportazioni. E solo nei primi nove mesi del ’23 l’export è cresciuto del 2,7%. La vocazione sempre più internazionale si denota anche nella fiera, con un +34% di visite straniere tra il 2017 e il 2023. E anche nell’edizione 2024 attualmente in corso il 40% dei 1.500 brand presenti sono esteri
Gli imprenditori dell’oro e dell’argento raccontano di un’onda lunga di crescita che dal post-Covid dura ancora, e fanno previsioni ottimiste anche sul 2024. Con un fattore di possibile preoccupazione: “Il prezzo dell’oro, troppo volatile e ancora su un trend al rialzo”, spiegano Mocellin di Asolo Gold e Marangon di Nanis. Ma non è solo l’alto di gamma a crescere. Bettinardi di Better Silver testimonia che anche la fascia di prezzo più bassa “non ha conosciuto calo dei consumi”. E chiosa: “Speriamo che la guerra in Medio-Oriente non annienti quei mercati, per noi di peso”
Dopo tre citazioni in tribunale, continua il conflitto tra la famiglia Boscaini (che possiede il 73% del gruppo vitivinicolo) e il patron di Otb che ha il 10% delle quote. Si attenderà l’8 maggio per la data della prima udienza al tribunale di Verona. Intanto nel Gruppo Allegrini i cugini rappresentanti della settima generazione (col 57% delle quote) hanno messo in minoranza la zia, icona della storica cantina per quarant’anni. Già pronti per la Lady dell’Amarone nuovi piani sempre in Valpolicella con il rafforzamento di Villa della Torre
Questa eccellenza enologica ha radici profonde nella storia e nella tradizione venete, attraverso decenni di coltivazione della vite e raffinamento delle tecniche di vinificazione. La sua origine sembra poter essere attribuita a una botte di Recioto dimenticata casualmente in una cantina nel 1936. Da qui l’epiteto “scapà”, che tradotto dal dialetto veronese significa “scappato”, “dimenticato”. Ne abbiamo parlato con il sommelier Paolo Baraldi: “Oggi si producono delle versioni secche e di grandissima eleganza. La sfida è la sempre maggiore bevibilità"
Nata nel 2009, Famiglie Storiche è una realtà che raggruppa oggi 13 aziende al 100% a conduzione familiare impegnate a raccontare l’Amarone secondo il denominatore comune della qualità. Dal 2015 la società era entrata in un conflitto, risolto solo l’anno scorso, con il Consorzio della Valpolicella a causa dell’utilizzo della Docg. “Essendo un’associazione privata non potevamo includere il riferimento al marchio nella nostra denominazione”, spiega il presidente Tommasi. Sulle sfide del gruppo, “vogliamo dimostrare che l’Amarone è un vino contemporaneo e versatile. L’ambizione è di farlo rientrare tra i fine wines internazionali”
La situazione dell'anno appena concluso non preoccupa però i produttori, almeno stando a quanto dichiarato dal presidente dell’associazione Famiglie Storiche Pierangelo Tommasi: “Andiamo di pari passo con l’andamento del mercato del vino in tutto il mondo”. I dati precisi per il ’23 saranno resi noti in occasione dell’evento Amarone Opera Prima di inizio febbraio. Intanto il ’22 aveva registrato una crescita a valore del 4% a circa 360 mln, ma un calo dei volumi pari al 7,2%. E per il '24 “avremo numeri indicativi della reale condizione del mercato dopo i primi sei mesi”
La riduzione dell’orario lavorativo può essere funzionale alla conciliazione della professione con il lavoro di cura, “che, per circa il 70%, è svolto ancora dalle donne”, spiega la giornalista del Corriere della Sera autrice del libro “Donne e lavoro”. Sono necessari cambiamenti organizzativi nelle aziende, ma “è tutto da vedere che la ‘settimana corta’ sia la svolta. Magari per molte dipendenti è meglio finire prima tutti i giorni”. Importante però per rendere conveniente la misura anche il supporto istituzionale, con proposte come la riduzione del premio Inail, il miglioramento dei servizi di assistenza agli anziani e gli asili nido
Per l’ex manager delle risorse umane di Electrolux e commissario straordinario di ACC con un passato in politica, l’iniziativa della settimana corta non è replicabile, “perché costosissima e accessibile solo ad aziende con margini stratosferici. Se si trasferisse alle filiere sarebbe completamente insostenibile”. La definisce poi “preoccupante” su due fronti. Primo, “polarizza le relazioni industriali” e secondo, “è culturalmente debole, l’impresa così si compra la non-conflittualità interna”1
Il professor Treu, già ministro del lavoro e presidente del Cnel fino allo scorso aprile, giudica come “molto positiva” la sperimentazione sulla riduzione dell’orario a parità di salario. “Nel ‘97 provai a normarla, in Francia passò ma in Italia no. Ora invece il tentativo funziona, perché risponde ad esigenze specifiche”. E sulla replicabilità: “Anche le piccole imprese si affaccino al cambiamento. È così che si può creare occupazione di qualità e che le aziende possono migliorare attraction e retention”
Ex leader del metalmeccanici della Cisl, Bentivogli è un esperto di politiche di innovazione dell’industria e del lavoro che ritiene si debba avviare una riflessione sul lavoro a 360 gradi: “La settimana corta sarà una positiva fase sperimentale di orari meno rigidi e più a misura della persona. Ma a frenare sono le aziende mediamente troppo piccole in Italia e che hanno costi altissimi. Servono politiche che incentivino la crescita sopra i 15 dipendenti”
L’utilizzo degli accumulatori di corrente continua, chiamati anche “batterie” è sempre più frequente. Automobili, gruppi di continuità, fotovoltaico, nautica, auto per disabili o macchine per la pulizia industriale, tanto per citare alcuni impieghi più conosciuti.
Così la società H2 S...
Nessuna ‘nuova frontiera’ dell’organizzazione del lavoro, nessuna concretizzazione dello storico slogan ‘lavorare meno, lavorare tutti’. Gli accordi sulla riduzione dell’orario stretti da Luxottica e Lamborghini sono scambi che convengono all’azienda, e in parte ai lavoratori. Così si concentra la forza lavoro nei periodi di picco produttivo (potendo anche chiedere – sussurra qualcuno – dei sabati in fabbrica) concedendo qualche giorno in più nei periodi meno carichi. Il ceo di Ducati, Domenicali, parla di “perdita di competitività”, ma le domande a cui dare risposta sono molte. Proviamo a porle in questo numero di Monitor
Il “re della carta” trevigiano sembra alle strette. Le difficoltà del gruppo Pro-Gest erano evidenti già negli scorsi anni, ma oggi sembrano più profonde che mai. Entro la fine del 2024 il rimborso un bond da 250 milioni. Intanto i 38 mln di oneri finanziari portano la società in perdita (-20,4 mln). Moody’s ha modificato l’outlook a “negativo”. Cedere asset per avere liquidità sembra una strada poco percorribile. E stavolta le operazioni di 'cosmesi comunicativa' non basteranno
Dal palco dell'Auditorium in Piazza Libertà a Bergamo, dove lo scorso lunedì sono state premiate le 1.000 imprese best performer della provincia, l’ad di Fecs Partecipazioni Olivo Foglieni spiega come l’aumento degli oneri finanziari si stia facendo sentire sui conti del gruppo attivo nel riciclo e trasformazione dell’alluminio. “Quest’anno ci lasceremo giù qualche milione”. Un problema che preoccupa anche per il 2024: “Dobbiamo capire come abbassare gli oneri. Non escludiamo di aprire il capitale a fondi industriali per sostenere i progetti che abbiamo in programma”
Abbiamo girato le 15 province e regioni più industrializzate d'Italia per conoscere le imprese più performanti. Inflazione galoppante e tassi saliti all'improvviso cambiano le carte in tavola, ma non piegheranno la maggior parte di loro. Rischia, però, chi si è eccessivamente indebitato. Ecco perché la lezione da imparare è che la leva va sempre ponderata, e che con solidità patrimoniale e cassa si può investire (e quindi crescere) anche in periodi difficili
Tassi alti che fanno lievitare gli oneri finanziari delle imprese più indebitate. Così la leva, utile strumento quando il costo del denaro era pari a zero, oggi provoca la corrosione degli utili. In un periodo, peraltro, in cui la capacità di spesa dei consumatori si contrae. Qualcuno salterà, e inevitabilmente chi è più solido finanziariamente consoliderà la sua posizione, aggregando le imprese in difficoltà. Si apre la strada anche ai fondi per generare liquidità
Il mercato italiano non vedrà una contrazione ma nemmeno un’espansione. I prezzi per Fraccaro, presidente della Pasticceria Fraccaro, “resteranno gli stessi dell’anno scorso (quando per loro avevano segnato un +30%) perché il costo di zucchero e uova continuano ad aumentare”. Intanto l’artigianale va più dell’industriale, e si guarda a nuovi mercati dove “una volta aperta la strada coi prodotti standard, i clienti iniziano a chiedere l’alto di gamma”
I produttori nostrani da anni stanno lavorando per destagionalizzare il panettone. Molte aziende decidono di puntare sull’export, dove viene consumato tutto l’anno. Come la vicentina Loison Pasticceri dal 1938 (ricavi a 13,2 mln, +9% nel ‘22) che grazie alla “visione esterofila” i panettoni d’estate li fa da vent’anni portandoli in 70 paesi nel mondo (circa il 65% del fatturato). O la milanese Panettoni Vergani, che su un fatturato da 15,4 mln nel ‘22 (+31%), sta puntando molto sull’estero (+70% nel ‘21), oggi il 25% dei loro ricavi. Ma in Italia? Dario Loison: “Gli amanti del ‘panettone tutto l’anno’ ci sono sempre stati anche qui. Ma grazie è all’agilità del canale online che tante piccole pasticcerie hanno potuto soddisfare queste nicchie di consumatori, innovando un mercato che nel Belpaese era bloccato da anni”
La Pasticceria Giotto di Padova, celebre per il suo panettone, non solo eccelle nella gastronomia, ma rappresenta un progetto sociale innovativo. Dal 2005 oltre 200 detenuti del carcere Due Palazzi hanno avuto la possibilità di intraprendere un percorso formativo professionalizzante in un laboratorio dolciario. Il presidente di Work Crossing, la cooperativa che si occupa di gestire l’attività dei detenuti-pasticceri, Marchetto: “I detenuti percependo una retribuzione regolare capiscono di poter aiutare le famiglie invece di essere un peso. Ed è un’opportunità di riscatto, attraverso la disciplina, la pazienza e l’attenzione ai dettagli richiesti dalla pasticceria di alto livello si scoprono in grado di fare un prodotto buonissimo e riconosciuto per la qualità”
Il risparmio energetico è oggi all’attenzione di tutti, degli utenti ma anche dei costruttori dei dispositivi più svariati. Si pensi ad esempio agli scaldabagni: la loro funzione è quella di riscaldare acqua e non quella di riscaldare l’ambiente dove sono installati. Così si tende a limitare...
Sarà di nuovo un Natale amaro per l’industria dolciaria della provincia di Verona. Il mercato è cambiato, i consumatori prediligono sempre più i prodotti artigianali e le famose pubblicità su pandori e panettoni sembrano non sfondare più. Basta guardare alle vicende e ai numeri di queste imprese. Paluani è ormai fra le fila di Sperlari (e quindi della tedesca Katjes International) ma il rilancio non lo vede ancora (perdeva 1,6 mln lo scorso anno). Melegatti in tre anni ha accumulato perdite per 18 mln. Bauli performa decisamente meglio, ma su 615 mln di ricavi l’utile è di soli 4 mln. È forse l'intero modello a doversi ripensare
In quattro grandi città del Nord Italia governano da diversi anni amministratori con un passato nel mondo imprenditoriale. A Milano Beppe Sala, a Padova Sergio Giordani, a Venezia Luigi Brugnaro e a Bergamo Giorgio Gori, tutti al secondo mandato. Possedere una cultura manageriale per un sindaco, spiega Elisa Serafini, già assessore al Comune di Genova, “è un valore aggiunto. Dovrebbe essere anzi un requisito per chi ricopre una carica pubblica l’aver avuto esperienze lavorative perché sindaci e assessori fanno un lavoro complesso tanto quanto gli ad in azienda”. A frenare gli imprenditori – cercati dalla politica anche “perché capaci di finanziarsi la campagna elettorale” – sono invece “i rischi di ritorsioni giudiziarie”
Pubblicato da Post Editori, il libro ripercorre l'esperienza amministrativa di Lorenzo Bosetti che da manager della Marzotto ha scelto di mettersi al servizio della propria comunità come primo cittadino di Valdagno in un periodo di rilancio della città tra il 1995 e il 2004. Una figura dunque apprezzata per le doti messe a disposizione tanto nel pubblico quanto nel privato. La presentazione del libro si terrà lunedì 27 novembre alle 20.30 a Palazzo Festari di Valdagno alla presenza di Sergio Dalla Via, Giorgio Gori e Franca Porto
I “sindaci imprenditori”, ovviamente, vanno giudicati per il loro operato. L’aver gestito un’impresa non è certo una garanzia da sola. Nel caso della città di Venezia, negli anni sono diminuiti i cittadini, non è migliorata la sicurezza a Mestre, e si sono accumulati scandali (almeno presunti) sulle molte attività di Burgnaro. Mentre il dato di fatturato di Umana, la società fondata dal sindaco, passano dai 441 mln del 2015 ai 985 mln del 2022
Nel libro "Il sindaco manager. Lorenzo Bosetti, dalla guida di Marzotto al Comune di Valdagno" (Post Editori), Giorgio Gori ispirato dalla storia di Bosetti ha l'occasione di tracciare il suo personale bilancio dei suoi anni prima nel privato, con Mediaset e Magnolia, e poi nel pubblico, da sindaco di Bergamo. Lo fa in un'ampia introduzione, evidenziando similitudini e contrasti fra i due mestieri. Ne pubblichiamo un estratto
L'esperienza imprenditoriale di un sindaco può essere vantaggiosa solo se i ruoli sono chiaramente definiti. A sostenerlo è il politologo Paolo Feltrin: "La gestione politica e amministrativa richiede una separazione e il declino dei city manager potrebbe complicare questa dinamica, sovraccaricando il sindaco". Le figure di amministratori provenienti dalle imprese "non sono molte attualmente" ed è necessario per loro accettare la "diversità strutturale nella gestione delle azioni e dei soldi rispetto alle aziende"
L’azienda, con sede in provincia di Padova, si distingue nel panorama energetico europeo con la produzione di conduttori in rame e alluminio, supportando la transizione energetica e la mobilità sostenibile. La società sta espandendo oggi la capacità produttiva con l'obiettivo di raggiungere 500 dipendenti. Il presidente, Luca Mora: "Open Factory può coinvolgere studenti e giovani, noi cerchiamo persone che abbiano passione magari da assumere". Intanto va avanti la collaborazione con l'Università di Padova per progetti di ricerca avanzata
Quante volte i chirurghi o gli operatori sanitari che indossano mascherine per proteggere le proprie vie aeree da agenti patogeni, hanno dovuto ripulire i loro occhiali perché le stesse mascherine provocano appannamento! Infatti queste mascherine, anche se abbastanza aderenti al naso e alla bocca d...
A parlare è Daniela, board member dell’azienda bolzanina di famiglia che il prossimo weekend aprirà le porte della propria sede di Castelli Calepio (BG). “Quello edilizio è un comparto visto ancora come molto tradizionale. Ma vi faremo scoprire quanta innovazione c’è dietro”. Un concetto che passa, e si fa pratica, attraverso l’attenzione alla sostenibilità nei cantieri anche tramite l’applicazione di processi snelli e, soprattutto, attraverso l’alta digitalizzazione
La società storica torinese, che da più di cent’anni è leader italiana della produzione di strumenti per la scrittura, durante l’evento Open Factory permetterà ai partecipanti di osservare da vicino le varie fasi di lavorazione di una penna stilografica. Aurora approfitterà dell’occasione per raccontare la propria storia e colmare le curiosità degli ospiti sulla produzione 100% manuale e Made in Italy. “Regina”, “Hastil” e "Thesi”, questi sono solo alcuni dei più conosciuti modelli di penne dell'azienda: la prima ha compiuto da poco i suoi primi 100 anni, mentre le ultime sono esposte al Moma di New York e rappresentano la creatività e il design italiano nel mondo
Tra le 30 aziende presenti, la nona edizione di Open Factory prevede anche un percorso alla scoperta di 13 realtà artigianali tra il vicentino e il trevigiano. Marco Troncon (CNA Veneto Ovest): “La mortalità delle imprese non è così alta come sembra perché alcune compiono il salto nella piccola industria e perché quando cambia il titolare muore la precedente partita iva e l’impresa rinasce con una nuova”. Su questo tema, “oggi il passaggio generazionale si risolve anche con aggregazioni tra più aziende”. La digitalizzazione è “un’opportunità da sfruttare vista la carenza di manodopera. Chi lo fa, sta avendo successo”
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