La situazione è ingarbugliata, ma Gabriele Albertini, ex sindaco di Milano, non ha dubbi: Letizia Moratti è intenzionata a correre per la conquista del Pirellone. Albertini: "Sta incontrando persone, sta allestendo un impianto organizzativo per la campagna elettorale e potrebbe contare sulle giuste risorse economiche per candidarsi". L'appoggio del centrodestra appare auspicabile, ma non irrinunciabile
Uno dei fedelissimi di Salvini, il padovano Ostellari, sarà chiamato a coadiuvare il responsabile organizzativo federale, Roberto Calderoli, in vista della imminente campagna elettorale. A causa della nuova investitura lascia l'incarica di commissario dell'Emilia-Romagna. Salvini chiama in Lombardia un uomo fidato notoriamente influente in regioni chiave come Veneto ed Emilia
L'assessora al Welfare non molla l'osso e richiama la coalizione del centrodestra all'attenzione: "Confermo la mia disponibilità a candidarmi e aspetto una risposta urgente. Altrimenti farò le mie scelte". È a questo punto ad un bivio: aspettare un'ipotetica vittoria alle politiche di Fdi, che potrebbe a quel punto avere la forza di imporla come candidata del centrodestra al Pirellone, oppure cedere all'attrattiva di Calenda. La scelta potrebbe influenzare gli equilibri nazionali
"Se fossi Letta scegliere Stefano Bonaccini come primer, lui sa come vincere delle elezioni all'apparenza già perse". Così Matteo Renzi, in un'intervista al Corriere della Sera, lancia il governatore emiliano come candidato ideale del Pd. Prevedibilmente, Bonaccini smentisce. Ma forse sotto l'endorsement c'è un ragionamento fine: il governatore emiliano potrebbe essere figura chiave per conquistare senatori nei collegi dell'Emilia, Toscana e Lombardia
L'assessore ha abbandonato Forza Italia e la guida a livello provinciale a Brescia del partito fondato da Silvio Berlusconi. "Non riconosco più la Forza Italia che ho conosciuto", ha affermato. Ha rimesso le deleghe; Fontana "si riserva di effettuare le necessarie verifiche e di comunicare in tempi brevi eventuali decisioni in merito". Amareggiati Sala e Comazzi, suoi ex compagni di partito
Il Carroccio è un partito leninista dove non esiste la cultura della competizione aperta. Zaia e Fedriga parlano, oggi (22 luglio) per la prima volta della caduta di Draghi. Rispetto all'approccio "governata" iniziale, appaiono ora più allineati a Salvini (seppure l'amarezza trapeli). D'altronde è già ora di campagna elettorale e nessuno può mettersi di traverso al leader. La lotta, che inevitabilmente ci sarà, si svolgerà tutta sottotraccia
Ecco come le dinamiche in corso in Lombardia, Veneto ed Emilia disegnano scenari politici non scontati. In Emilia Bonaccini trascinerà il Pd draghiano di Letta a un risultato oltre il 25%. I “governisti” della Lega punteranno alla sconfitta di Salvini portando i loro voti verso i centristi. Calenda con Gelmini e Brunetta verso il 10%. FDI ad un bivio: opteranno per un populismo puntando sulla vittoria di Trump o sceglieranno un profilo moderato per un centrodestra di governo e Moratti presidente?
Dopo sole 24 ore dallo strappo al governo gli effetti già si vedono sia nel partito azzurro che nel Carroccio. Dopo quasi 25 anni di militanza stracciano la tessera i tre ministri del governo Draghi, Gelmini, Brunetta e Carfagna. Secondo L'Espresso i primi due si dirigono verso Azione di Calenda. L'ala governista nella Lega rimane invece silenziosa, pur avendo subito una sconfitta. Si fa sentire solo Giorgetti, amareggiato: “Poteva finire in un modo istituzionalmente più dignitoso”
Dopo ore di trattative, risoluzioni e riunioni, è emerso che Movimento 5 Stelle, Lega e Forza Italia non parteciperanno al voto di fiducia al Governo al Senato. Così, Mario Draghi non ha i numeri per continuare a governare. Esultano nel Carroccio i seguaci barricaderi di Salvini. Perde la partita invece l'ala governista della Lega quella composta da Giorgetti, Zaia e Fedriga. Anche Forza Italia ne esce spaccata: la ministra Gelmini lascia il partito azzurro
A causa dei disservizi che hanno colpito il trasporto ferroviario lombardo, il gruppo pentastellato in Consiglio regionale chiede le dimissioni dell'amministratore delegato della società. Il capogruppo M5s in Consiglio, Nicola Di Marco, chiede "quale servizio sta offrendo la società" e si concentra sulla manutenzione, che considera "uno dei punti deboli dell'azienda"
Nominato solo lo scorso 22 febbraio come sostituto di Carlo Parmeggiani, Zulin vantava già esperienze come vicedirettore del quotidiano 'Libero'. Un personaggio definito "pop", che non ha mai nascosto riferimenti a posizioni grintose, quasi salviniane. A lui i ringraziamenti di Zaia, in una nota rilasciata da Palazzo Balbi: "Gli faccio un grande in bocca al lupo per i suoi nuovi percorsi professionali"
Il premier Mario Draghi si dimette in Consiglio dei ministri consegnando le sorti di questa legislatura al presidente Sergio Mattarella. Che, però, annuncia poco dopo di non accogliere le dimissioni: "Si presenti in Parlamento per una valutazione della situazione". La partita è ancora aperta e tutta da giocare
La votazione quasi all’unanimità porta a conclusione, dopo 4 anni di lavori, l’indagine conoscitiva sulle autonomie differenziate. La presidente della Commissione Corda: “Prodotto un documento corposo e prezioso che sintetizza le posizioni dei due rami del Parlamento”. Nel corso dei lavori erano stati auditi i governatori interessati di Emilia, Lombardia e Veneto
La lettera scritta dalla base leghista lombarda e fatta recapitare nella sede del Carroccio è critica nei confronti di Salvini e della sua leadership. I militanti lombardi invocano i congressi e reclamano l'autonomia del Nord. Alcuni sindaci locali non si dicono preoccupati, altri invece si uniscono all'appello. Il segretario è davvero a rischio? Ha con sé una cospicua corte dei fedelissimi, ma se in Lombardia la fiducia inizia a scricchiolare la situazione si fa problematica
È un Beppe Sala molto deciso quello che oggi, a un evento in Stazione centrale a Milano, ha tirato bordate un po’ su tutto ciò che sta a cuore al Pd, tanto da far pensare che anche lui voglia contribuire ai problemi del segretario dem. Il sindaco di Milano: "Il campo largo di fatto non esiste e io lo dico da tanto tempo, è evidente. E i 9 mln stanziati dal Governo per la crisi siccità sono troppo pochi"
L’intervista del sindaco di Brescia che ipotizza sinergie con Verona in virtù della tessera di partito di Tommasi non va presa troppo sul serio. A ostacolare il rapporto lombardo-veneto è il terrore di Zaia che la Lega lombarda possa interferire con le politiche nella sua regione. Al massimo se a Vicenza vincesse il centrosinistra, qualcosa potrebbe muoversi in Agsm Aim. La deludente esperienza di Bergamo-Brescia capitale italiana della cultura
Dalla classifica del Governance poll 2022 di Noto Sondaggi per il Sole 24 Ore, che indaga il consenso ai governatori e ai primi cittadini, emerge come sia di nuovo Luca Zaia il governatore con più popolare (ma cala di quattro punti anno su anno). Seguono Massimiliano Fedriga (Fvg) e Stefano Bonaccini (Emilia-Romagna). Fronte sindaci, il più apprezzato è il primo cittadino di Venezia (con un +10% sul '21). Beppe Sala cresce nei consensi ma rimane ai piedi del podio, seguito da Matteo Lepore
La Lega fa quadrato intorno ad Attilio Fontana mandando l'ennesimo segnale agli alleati del centrodestra e a Letizia Moratti. Sui tempi per il via libera degli alleati, il coordinatore regionale della Lega Cecchetti assicura che “saranno brevi: sia Daniela Santanché che Licia Ronzulli non hanno avuto dubbi su Fontana". Ma pesa ancora il mancato passo indietro di Moratti, l’incastro con le ricandidature di altri governatori (su tutta quella di Musumeci in Sicilia) e un vertice con gli alleati per il momento non in agenda
Un Fontana debolissimo, uno Zaia sulla via d’uscita da Palazzo Balbi e sonoramente sconfitto da Tosi a Verona e una Meloni interessata più al Lazio che alle regioni del Nord potrebbero portare il centrodestra a cercare una soluzione vincente nel suo passato. Se invece restasse fermo e fosse contrapposto ad un candidato avversario del calibro di Tabacci, potrebbe perdere perfino la Lombardia
Dietro le tre grandi vittorie a Verona, Padova e Parma c'è il lavoro di chi e ha seguito la campagna elettoriale: Giovanni Diamanti & Co, co-fondatore di Quorum e YouTrend. Diamanti: "La differenza la fanno i candidati: sia in caso di vittoria che di sconfitta. Non ci sono modelli o regole da seguire, bisogna basarsi sui valori del candidato e sugli scenari. E non fare errori"
Dopo Bologna, Rimini e Ravenna vinti al primo turno nelle passate elezioni di ottobre, il centrosinistra conquista anche Piacenza, Parma e Riccione. Non si tratta di un dato scontato, perché in tutti e tre i Comuni il Pd era all'opposizione. A contribuire alla disfatta del centrodestra anche le liti fra Giorgia Meloni e Matteo Salvini in campagna elettorale. Bonaccini soddisfatto: "In E-R le coalizioni non si fanno a tavolino, ma solo sui programmi condivisi. Per non prendere in giro gli elettori"
La sconfitta a Verona ha scaturito riflessioni e attacchi da parte degli esponenti del centrodestra veneto e nazionale. Roberto Marcato: "Reazione sbagliata alla sconfitta: ognuno vuole difendere il proprio orticello". Flavio Tosi attacca Zaia: "Mi ha sbattuto la porta in faccia". Nel frattempo, esulta Fedriga: dopo Trieste, Pordenone e Monfalcone, anche Gorizia rimane nelle mani del centrodestra
Dopo i ballottaggi, con risultati non soddisfacenti per il centrodestra, in Lombardia implode il caso Fontana-Moratti. La vicepresidente si candida per le Regionali del 2023. Il governatore definisce l'operazione "strana" e Salvini corre a Milano per blindare il candidato della Lega. E il Carroccio diffonde una nota in cui conferma che “Fontana è il candidato naturale”
Al primo turno aveva raccolto il 49,91% dei voti, non abbastanza per evitare la seconda tornata elettorale. L’ufficialità arriva oggi per il candidato di centrosinistra, eletto con il 53,94% delle preferenze. L’avversario Luca Bosio si ferma al 34,09% dei voti. Affluenza al 34,09%, contro il 44,88% del primo turno
A vincere il ballottaggio è l'outsider Squeri, che aveva totalizzato il 32,95% dei voti al primo turno e ha recuperato 5 punti sull'avversario Ginelli (37,82%). Il risultato di oggi lo vede in testa con il 64,43% dei voti, in netto vantaggio. Ginelli, vicesindaco uscente, era sostenuto da numerose liste del centrosinistra insieme ad alcune liste civiche
Città un tempo di fabbriche e tute blu, a Sesto dal dopoguerra ha sempre vinto la sinistra, ma da cinque anni a questa parte la storia è cambiata. La Stalingrado d'Italia diventa il nuovo fortino del centrodestra. Roberto Di Stefano vince il testa a testa con il candidato sindaco del centrosinistra Michele Faggetta con il 52% contro il 48%
Per un migliaio di voti la città passa sotto l'ala del Pd di Paolo Pilotto. Il primo turno si era chiuso con Allevi in netto vantaggio con il 47% mentre Pilotto si era fermato 40%. Così il sindaco uscente Allevi manca l'obiettivo del doppio mandato e il centrosinistra festeggia, dopo la vittoria di Lodi, la conquista di un altro importante capoluogo di provincia
Ha vinto Fabio Bergamaschi, candidato del centrosinistra, con il 57,9%. Lo scontro al ballottaggio nel comune lombardo lo aveva visto contrapporsi all’avversario Maurizio Borghetti, del centrodestra. Affluenza finale raggiunta del 43,7%, in calo rispetto al primo turno, quando era invece stato raggiunto il 55%
Non finiscono le sorprese per il capoluogo lombardo. Dopo che il centrodestra di Molteni era stato eliminato dai giochi per appena 103 voti, si era affermato l'importante vantaggio del centrosinistra guidato da Barbara Minghetti su Rapinese. Complici i voti del centrodestra però, i ballottaggi si stanno avviando a chiusura con un vantaggio netto per la lista civica, che per il momento è al 55%
Il candidato del centrodestra Dario Allevi si contenderà la rielezione con il candidato del centrosinistra, Paolo Pilotto, dopo che il primo turno si è chiuso con Allevi al 47% e Pilotto al 40%. Il duello che si giocherà a Como per il ballottaggio è inedito e sorprendente: nella patria storica del centrodestra la coalizione è rimasta esclusa per la prima volta. Così la poltrona di sindaco se la giocheranno Barbara Minghetti per il centrosinistra e il civico Alessandro Rapinese
Nessun fuoco d'artificio, una buona dose di fair play e una stretta di mano finale tra Damiano Tommasi e Federico Sboarina, nell'unico faccia a faccia in vista del ballottaggio a Verona, andato in scena oggi sul sito del quotidiano L'Arena. Sboarina più a suo agio sulle questioni amministrative. Rivendica poi il carattere strategico dei progetti in corso. Tommasi punta sulla necessità di rendere Verona "una città più aperta"
Dal referendum del 22 ottobre 2017 sono stati fatti pochi passi avanti sul tema. Oggi Gelmini ha presentato il suo testo, approvato dal Mef. Ma per i governatori servono ancora delle modifiche: dunque all'incontro ne seguiranno altri. Fontana: "C'è la volontà da parte del Governo di prendere in considerazione le nostre le modifiche sulla legge"
Francesco Jori, giornalista, è uno dei massimo studiosi del Veneto e del tema dell'autonomia. Dopo l'ennesimo nulla di fatto sul tema, Jori dice la sua su una battaglia politica molto cara al governatore Zaia: "Prima deve passare dal Parlamento e tra il dire e il fare ci sono di mezzo i sette colli, ostacolo ben più infido del più esteso dei mari. E le resistenze non mancano da nessun lato: a tutti fa comodo l’aiuto dello Stato "
L'attenzione torna sulle elezioni a Verona dopo l’ingresso nella partita della locale Diocesi guidata dal vescovo della città scaligera, monsignor Giuseppe Zenti. Mentre Sboarina ha rifiutato l'apparentamento con Tosi, il vescovo di Verona indirizza il voto dei cittadini (almeno di quelli cattolici) scrivendo: "È nostro dovere far coscienza ai fedeli di individuare quali sensibilità e attenzioni sono riservate alla famiglia voluta di Dio e non alterata dall'ideologia del gender"
La telefonata di Zaia per convincere Sboarina a non apparentarsi con Tosi ha un duplice scopo: rivendicare la vittoria in caso di esito positivo o attribuire a Salvini la sconfitta nel caso prevalesse Tomasi. Ma non basterà un gioco di prestigio mediatico per oscurare l’inizio della fase discendente del governatore del Veneto
Sboarina chiude a Tosi e conferma la decisione di correre al secondo turno da solo senza il supporto di Forza Italia e dell'ex sindaco. "Io continuo a sottolineare che quello che ho detto ieri è un rivolgersi all'elettorato veronese del centrodestra, perché oggi la partita è tra due persone: una candidato sindaco, il sottoscritto, che rappresenta il centrodestra e una persona che rappresenta la sinistra". Tosi invece riapre: "Aspettiamo novità da lui"
Il sindaco uscente Sboarina ignora l'appello di Tosi e Fdi e rifiuta ogni tipo di apparentamento. Probabilmente il sindaco scaligero ha capito che un accordo con l'avversario politico nei fatti era impossibile e, prima di morire immolato sull'altare dello scontro tutto interno al centrodestra veronese, ha preferito il nobile gesto del suicidio politico. "Veronesi tuti mati"? Forse alcuni, ma non sembra esserlo Flavio Tosi
Saranno la candidata del centrosinistra Barbara Minghetti (12.173 voti, 39,3%) e Alessandro Rapinese dell'omonima lista civica (8.443 voti, 27,3%) a sfidarsi il prossimo fine settimana al ballottaggio. Escluso quindi il candidato di FdI Molteni, che ha ottenuto 8.342 voti, 101 in meno rispetto a Rapinese. È la prima volta che a Como il centrodestra viene escluso dal ballottaggio
Dopo i risultati elettorali lusinghieri per il centrosinistra in Lombardia, parte il totonomi. Il leader di Azione torna a sponsorizzare il nome di Cottarelli: “Sarebbe davvero il candidato perfetto”. Ma l’economista mantiene un basso profilo: “Nessuno mi ha contattato, io continuo a fare il mio lavoro”. Se è vero che sarebbe competitivo contro un candidato come Fontana, non è detto che la scelta della Lega cada proprio sull’attuale governatore
L'esito provvisorio del primo turno è che la candidata del centrosinistra, Barbara Minghetti, risulta in testa col 39,5% delle preferenze. Al ballottaggio andrebbe con Alessandro Rapinese, esponente di una lista civica, che è avanti di una manciata di voti sul politico del centrodestra, Giordano Molteni. Con quest'ultimo che annuncia ricorso al Tar e chiede la sospensione del ballottaggio delle comunali e il riconteggio dei voti
I due candidati sostenuti dal sindaco di Venezia perdono rovinosamente sia a Padova che a Verona. Bonaccini aspetta di avere le vittorie sicure in tasca a Parma e Piacenza per lanciare forse la sua candidatura a leader nazionale. La crisi della Lega in Lombardia e l’impossibilità del Pd di competere vede il leader di Azione oscillare tra la Moratti e Carlo Cottarelli. Sono questi alcuni degli effetti collaterali del voto amministrativo di ieri
La candidata di centrosinistra Barbara Minghetti è in testa con il 39% delle preferenze, in vantaggio sul civico Alessandro Rapinese al 27,6% e sul candidato di centrodestra Giordano Molteni, al 26,7%. Dopo la corsa a due per il secondo posto che li ha visti molto vicini, sembra essersi stabilizzato il distacco per circa 200 voti a svantaggio del centrodestra
Le vittorie schiaccianti di Giordani a Padova e Furegato a Lodi, quelle che si profilano a Parma e Piacenza parlano chiaro. Se i ballottaggi confermeranno la tendenza il centrosinistra (al Nord) può cantare vittoria. Centrodestra in largo vantaggio a Belluno, Gorizia e Sesto
Ancora in corso lo spoglio al comune di Piacenza. Ma ad ora, infatti, a fronte di un'affluenza totale pari al 53,21% le 81 sezioni scrutinate su un totale di 108 sanciscono una sonora bocciatura per la candidata uscente in quota al centrodestra Patrizia Barberi (37%) che arranca sulle spalle della candita del Pd Katia Tiraboschi (40%). Il ballottaggio che verrà si annuncia più che tirato
Zaia perde a Verona sconfitto da Salvini. Il leader della Lega viene umiliato a Padova da Zaia. L’unico vincitore certo è Bonaccini che riconquista sia Parma che Piacenza e torna così ad essere credibile come leader nazionale. In Lombardia la vittoria a Lodi rilancia il Pd, ma vincere nelle città non significa vincere in regione
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