Il mantra di Federico Sisti è «Tradition Never Dies»: «la tradizione non muore mai». Pertanto l’innovazione non tradisce il passato, se ne fa interprete, lo rende leggibile in una realtà culinaria che muta con grande velocità
Lo chef ha voluto che il suo home restaurant, inaugurato nel 2020, fosse soprattutto una casa: ed effettivamente l’ospite, attraversato il salotto, arriva in cucina, per accomodarsi al bancone, dodici posti ‘affacciati’ sui fornelli, in stile chef’s table, ove tutto viene preparato e servito senza mediazione della sala
I dim sum in Occidente sono proposti come antipasti e al Dim Sum occupano un’ampia sezione della carta, soprattutto in veste di ravioli in molteplici fogge ( jiaozi chiusi, shao mai aperti, shao long bao a saccottino) diversamente farciti, cucinati al vapore oppure saltati alla piastra
E pur elaborando una cucina di grande personalità, del maestro Gualtiero Marchesi ha conservato lo stile: nessuna ridondanza; sottrazione più che addizione di ingredienti; linearità tesa alla semplificazione; nessuna regressione barocca. Tutto ciò in una tensione innovativa di attualizzazione delle portate della tradizione...
In posizione strategica tra il duomo e il teatro Alla Scala, giusto a mezzo della Galleria Vittorio Emanuele II, si trova uno dei locali più chic della città meneghina: il ristorante del celebre cuoco Carlo Cracco
Chi entra in questo ristorante, deve farlo con spirito libero, facendosi accompagnare dalle sapienti mani della coppia di cuochi Matias Perdomo e Simon Press
Ceresio 7 è il rooftop per eccellenza di Milano. Si trova all’interno di un palazzo degli anni Trenta (a pochi passi dal Cimitero Monumentale), collocato al piano attico, con la famosa terrazza con piscina dalla quale si gode una bella vista sullo skyline metropolitano
Nella carta di Bon Wei, oltre ai classici, si trova una ricca sezione dei più rappresentativi piatti regionali cinesi. Dalla carta ‘classica’ i più golosi provino la pancetta croccante con verdure. Dalla carta regionale si assaggi invece l’anatra alle castagne del Fuijan
Ingredienti e tecniche italiane e giapponesi si fondono in piatti come il katsusando di lingua: due sandwich di lingua fritta, maionese verde, cavolo cappuccio e spinaci, oppure la torta di gyoza con gamberi, maiale, funghi shiitake e salsa ponzu
Ogni cliente ha a propria disposizione un dischetto bicolore con una faccia verde e l’altra rossa che funge da semaforo: solo se il dischetto è verde i passadores si fermano al tavolo per trinciare la carne direttamente dallo spiedo oppure tagliandola su un piano di legno
D’Angelo ha saputo apportare note mediterranee, cosciente che umami è la salsa di soia così come la colatura di alici. Lo ‘stile Nobu’ delle portate, ieri come oggi, è sempre definito da semplicità ed essenzialità
Le pietanze, di elevato valore gastronomico, composte ed equilibrate, sono contraddistinte da una nota pragmatica presente anche nelle creazioni più innovative, e trovano il proprio esprit nelle emozioni che comunicano
A’ Riccione continua a essere ancora oggi uno dei migliori indirizzi cittadini per
gustare una ottima cucina di pesce, di stampo tradizionale, basata sulla qualità
e sulla freschezza dei prodotti
La cucina, condotta da Nicola, gemello di Dario, ha come riferimento il territorio: i
piatti proposti sono essenzialmente quelli della tradizione ma con spunti moderni sia
per quanto riguarda gli impiattamenti sia per le tecniche di cottura. Interessante il
Coregone…
Interessate la linea di cucina che affianca ai classici sashimi e nigiri, ottimi quelli con sgombro, calamaro e ventresca di tonno, alcune versioni flambate impreziosite con caviale o foie gras o con la carne di Angus. Da non perdere anche le tartare…
La parte più estrosa della cucina riguarda tanto l’accuratezza estetica quanto il gioco di
texture e temperature come nell’ormai signature Ika Somen: crudo di calamaro sfrangiato con
caviale Royal Oscietra, verdure croccanti, uovo di quaglia e salsa soba dashi
Il Robata si presenta con un ambiente sofisticato sui toni del rosso; il tavolo dello Chef
affaccia direttamente al bancone, di fronte alle consolle della scenografica cucina a
vista dove officia l’italiano Luigi Nastri, che ordisce qui uno stile di dichiarata
ispirazione giapponese…
Qui lo Chef Piermaria Trischitta, di origini catanesi, ha preso le redini ben
insediandosi in una proposta gastronomica che già si era fatta conoscere per la sua
cucina semplice e autentica. I piatti, però, sono densi di novità e dell’aria fresca
respirata tra Amburgo e Copenaghen…
Da non perdere il Lucioperca alla Wellington, con il pesce di lago a sostituire il filetto
accompagnato da una salsa al beurre blanc. Particolari i dolci, con proposte che
prevedono anche una componente salata come per il Cremoso al cioccolato Blond
Dulcey con fragole e caviale Beluga
Una tradizione fatta di semplicità, estrema cura della materia prima impiegata, servizio attento e
cordiale, carta dei vini tra le più importanti e variegate di Milano. Se poi aggiungiamo anche il luogo,
un bellissimo stabile d’angolo in zona Foro Buonaparte, il gioco è fatto
“Regionale, ma in evoluzione” quella di Sadler è una cucina italiana senza
contaminazioni, una cucina d’autore che si rinnova e affonda le sue radici nella
tradizione, che preferisce le morbidezze e le rotondità agli spigoli e ai contrasti…
In cucina il focus è sulla valorizzazione dei prodotti del territorio senza seguire
pedissequamente la tradizione se non laddove deviare sarebbe inopportuno (vedi i
Casoncelli “burrosi” di malga). La proposta diventa particolarmente avvincente…
Il piatto del momento è proprio la catalana con il granchio blu. Al temuto ma prelibato crostaceo il “Tavern” ha dedicato un menu degustazione, che prevede anche le “moeche di blu”, oltre alla crema di ravioli con ricotta fioretta e…
Ai fornelli Sciortino e Carusio duettano sulla sinfonia di una cucina tanto adesa alla
tradizione quanto pronta alla sua rivisitazione. L’ingrediente principe è il territorio
stesso, che parla attraverso l’utilizzo di materie prime provenienti dai produttori locali
o dall’orto…
Simone Breda non si limita a riproporre il retaggio della scuola classica italiana e
francese ma anzi sceglie i prodotti del territorio per valorizzarne l’aspetto più
tradizionale e, per certi aspetti, più vernacolare. Tra i piatti si distingue il Risotto con
salvia…
Qui va in scena “Reborn”, un percorso gastronomico immersivo in cui si viene accompagnati con la vista, l’udito, l’olfatto, il gusto e anche il tatto in uno spettacolo multisensoriale che prevede sette atti ritmati da una colonna sonora cucita ad hoc…
Raffaele Lenzi elabora un concetto di cucina circolare e salutista, con primazia degli elementi vegetali; lavora sui contrasti, che siano di cotture, di toni, di sapori e, anche, di culture, gioca sulla leggerezza e sull’armonia, con pennellate di acido…
Nella sua cucina Antonio Guida ha un approccio creativo con cui ripresenta in modo contemporaneo la classica cucina italiana, viva di influenze classiche importanti, soprattutto francesi, con frequentissimi rimandi che parlano del suo legame col sud d’Italia…
La cucina di Roberto Di Pinto è senza orpelli, mira all’essenza e, allo stesso tempo, è senza preconcetti. Una proposta gastronomica che rivela le origini campane dello Chef unite a un tocco di stile francese, rivela le esperienze pregresse…
Lo Chef è Stefano Mattara è tornato a casa dove, a dispetto del nome del ristorante,
ordisce una cucina incisiva, contemporaneamente classica, con uso appropriato delle
spezie con cui affronta un focus sulla piacevolezza e sul gusto, spiccatamente
mediterraneo
Una cucina di impostazione classica, con influenze prevalentemente francesi, e una proposta variegata con piatti ben presentati, eleganti, che giocano con le materie prime locali ma guardano all’estero. Tra gli antipasti ci sono l’Astice con cocco, kefir, lime e coriandolo…
Una cucina di grande tecnica, capace di fondere mirabilmente tradizione e
sperimentazione, e che si appalesa nella incredibile mano della Chef nel trattare gli
ingredienti di origine vegetale. Provare per credere piatti come Indivia belga,
mandarino tardivo e arachidi…
La cucina di Roberto Stefani è di impostazione classica, elegante, raffinata, nitida nei sapori, con cotture millimetriche e salse tirate alla perfezione. È "classica" con classe, piacevolmente gustosa, molto equilibrata, prevalentemente ittica. Pubblichiamo una recensione di Fiorello Bianchi tratta dalla guida Milano e Lombardia Tavola 2023
La cucina è chiaramente di stampo contemporaneo con una solida impronta mediterranea. Gli Chef, campani di origine, portano a tavola la loro terra ma in “punta di forchetta”, ovvero senza essere mai troppo manifesti. Da provare, in questo senso, il piatto segnature "Miseria e Nobiltà"...
I giochi di consistenze (“textures”) e la ricerca nell'utilizzo di materie prime provenienti da varie parti del mondo si alternano durante tutto il percorso, come nella Capasanta con la lingua salmistrata, salsa verde di pastinaca all'alga nori o nel…
Da non perdere gli Hiyoshi Udon, la tradizionale pasta lunga giapponese, rigorosamente fatta a mano e servita in un brodo freddo con mazzancolle in tempura e tuorlo morbido. Pregevoli, infine, i Nigiri e gli Uramaki, tra cui quello con ventresca di tonno e porro fritto
Marco Carminati e Filippo Cammarata, patron e Chef, oltre che socio, hanno scelto di mantenere in carta solo alcuni degli immancabili piatti della tradizione, per concentrare l’attenzione su una proposta contemporanea, fondata sulla stagionalità. Pubblichiamo una recensione di Alberto Cauzzi tratta dalla guida Milano e Lombardia a Tavola 2023
Un’osteria contemporanea, con ampi spazi fra i tavoli, location elegante, servizio e piatti, sia come stoviglie sia come presentazione, da fine dining, ma con un posizionamento di prezzi più abbordabile. La cucina qui è tutta di gusto: golosa, punta su piatti accoglienti…
L’idea di fondo è sempre legata al territorio (Tortelli di zucca) ma è attualizzata grazie
a tecniche moderne e alimenti non necessariamente a Km 0: il menù è libero, e copre
diverse tipologie di prodotti, di terra, di acqua dolce e salata
Si può cominciare con un tagliere di salumi o di formaggi selezionati con grande attenzione,
una vera specialità del locale, o con i classici mondeghili, per poi passare alle iconiche
prelibatezze della tradizione milanese...
In cucina, da qualche tempo, officia Stefano Gelmi, giovane talento formatosi entro queste stesse mura. Una mano evidente la sua, che ha portato grande freschezza e personalità sulle tavole dell’osteria. Con piatti come il Polpo di Porto Santo Spirito alla “gallega”...
È qui che la famiglia Rossi, giunta alla quarta generazione di osti, sfoggia la propria
sensibilità verso realtà produttive locali, portando in tavola la tradizione del territorio
con incursioni di eccellenze gastronomiche italiche dei Presidi Slow Food
Il Magenes è, da sempre, uno dei punti di riferimento per la cucina tradizionale milanese, quella delle cotolette, del risotto giallo, della trippa e dell’ossobuco. Oggi, però, è diventata un’osteria con due anime ben distinte…
Riccardo Redaelli porta la cucina e i prodotti delle Langhe nella provincia di
Lecco, non dimenticando però alcuni piatti della tradizione lombarda. Una bella
mano, piatti presentati in modo elegante con grande focus sul gusto
La cucina è il regno dello stesso patron, lo Chef Costantino Di Claudio, che propone piatti di terra e di mare dal taglio contemporaneo, ponendo particolare attenzione alla stagionalità degli ingredienti. L’estate ha così visto attingere a piene mani dal regno marino
L’idea è quella di accogliere, di divertire, di attirare più clientela possibile, anche i palati meno avvezzi alle stimolazioni avanguardistiche. La scuola francese, con l’incursione Bartoliniana, hanno certamente segnato il percorso del cuoco
Una cucina di territorio con una visione creativa, di respiro internazionale, con l'obiettivo di stupire i commensali lavorando, decisamente in controtendenza, non sul togliere ma nell'aggiungere, puntando all'ampiezza della numerica degli ingredienti che compongono le portate
Tanto fumo dunque, ottenuto attraverso l’utilizzo di diversi legni aromatici, ma anche
un sapiente uso di fermentazioni e il riutilizzo pressoché integrale della materia prima
che arriva al locale, così che nulla vada sprecato. Il foraging è l’altra componente che
qui trova ampio spazio…
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