Roberto Bernocchi, pubblicitario, docente e autore di ‘La storia della pubblicità’, ripercorre la storia della pubblicità italiana, dalle opere di artisti al servizio del regime fascista al fenomeno iconico di Carosello. Ma “la creatività del settore si è esaurita negli anni ‘90” con la genialità di quell’Oliviero Toscani tanto odiato dai pubblicitari. Per il futuro, preoccupano l’eccessiva specializzazione professionale all’interno delle agenzie (“Si lavora ancora a compartimenti stagni”) e l’onda lunga – ma inevitabile – dell’IA
In Francia si lavora su un progetto, in Italia - dice Andrea Stillacci, fondatore dell’agenzia pubblicitaria Herezie - “spesso si crede ancora che basti uno spot in tv”. Le aziende oggi arrivano con un problema, non con una richiesta di creatività. E poi si dividono: tra chi costruisce una visione e chi vuole solo “far girare il prodotto”. E la pubblicità del futuro? “Quella che parla con onestà e coraggio”
Per anni è bastato essere affidabili e puntuali. Oggi invece anche chi lavora dietro le quinte deve comunicare valori, visione e identità. “Costruire una marca è diventato un atto strategico”, ma più del 60% delle aziende B2B ammette di non sapere come fare. Frasson (Fkdesign): “Non devi solo vendere un prodotto, ma comunicare una promessa”
La recensione di questa settimana tratta dall'Indice dei libri del mese di aprile analizza Le classi sociali in Italia oggi di Pier Giorgio Ardeni, pubblicato da Laterza nel ‘24. Il libro riprende il lavoro pionieristico di Paolo Sylos Labini, aggiornando la riflessione sulla struttura sociale italiana. Ardeni esplora l’evoluzione delle classi sociali dal dopoguerra ad oggi, con particolare attenzione alla classe media e alle disuguaglianze crescenti, proponendo una critica alle politiche neoliberiste e un richiamo alla necessità di una modernizzazione economica
Bruno Munari non è stato solo un artista e un designer ma sin dal 1930 ha lavorato come pubblicitario e art director collaborando con i marchi più prestigiosi del Belpaese. Dalle campagne minimaliste per Olivetti, al Manifesto pensato nel 1964 per Campari, in cui il logotipo è inclinato per essere letto da un viaggiatore su un vagone dell'appena nata linea M1, ogni progetto diventa un’opportunità per educare il pubblico alla bellezza, sfidando le regole tradizionali del settore
Dal 7 al 13 aprile la manifestazione trasformerà la città in un hub culturale. Oltre 1000 eventi diffusi nei diversi distretti esploreranno il tema “Mondi Connessi” attraverso mostre e installazioni con un focus su tecnologie, natura e sostenibilità. Tra i progetti più attesi , “Unfold” presso Base e “Library of Light”
Piovesana (Alf DaFré) e Barona (Le Fablier) raccontano le nuove tendenze del design italiano, leader europeo con 6,3 mld di fatturato: ambienti sempre più personalizzati, ritorno al colore, superamento del minimalismo e riscoperta della “naturalità”. E anche sui mercati esteri, l’Italia continua a dettare il passo. Ma attenzione: si rischia di trascurare l’innovazione a causa di un tessuto di PMI dove la ricerca fatica a decollare
Mentre l’arredo indoor frena, l’outdoor tiene. Dopo il Covid, l’interesse per gli spazi esterni è cresciuto e le aziende hanno colto l’occasione, puntando su un ambito ancora poco presidiato, e per questo con forte potenziale di crescita. “Abbiamo creato una divisione dedicata”, dice Gervasoni. “Il mercato ha parlato, noi ci siamo allineati”, aggiunge Varaschin. Ma non tutti ci credono. E anche al Salone lo spazio per l’outdoor è ancora tutto da costruire
È una voce dissonante quella di Alberto Bassi, storico e critico del design, professore ordinario all'Università IUAV di Venezia e presidente del Cluster Tecnologico Nazionale Made in Italy. "Se non si mettono soldi nella ricerca, non si può che rifare quello che c'è o adattarsi alle condizioni della domanda del mercato". E ancora: “Il Salone? Oggi non aiuta le relazioni commerciali. Per questo molti preferiscono incontrare i clienti nei loro showroom"
La recensione di questa settimana tratta dall'Indice dei libri del mese di aprile analizza "Lo stato-progetto e i suoi rivali" di Charles S. Maier, professore emerito di Harvard. Il libro propone una nuova interpretazione della storia del XX e XXI secolo che supera la dicotomia democrazie-totalitarismi attraverso il concetto di "stato-progetto militante", entità politica che trasforma attivamente la società anziché limitarsi ad amministrarla, di cui fascismo, nazismo, stalinismo e New Deal sono tutti esempi
Il fashion resta ancora un sistema che premia velocità, convenienza ed estetica. Le possibili soluzioni? Dalla Mora (Womsh): “Dobbiamo smettere di raccontarla come rinuncia”. Cipriani (Rifò): “Non può essere un plus, deve diventare il cuore del progetto di un’impresa”. E per farlo, spiega Moro (Cikis Studio), la strada deve essere quella dettata dai dati
Nonostante la spinta iniziale dei Fridays for Future, l’attivismo delle nuove generazioni pare aver perso slancio. E se il 61% degli under-24 si dice sensibile ai temi della sostenibilità, i dati parlano anche di una difficoltà a tradurla in atti concreti (per esempio, solo il 52% limita gli sprechi energetici, contro il 77% degli over 55). Ed è sempre più difficile sfuggire al consumismo (si vedano gli acquisti nel fast fashion). Riflessioni a margine dell’appuntamento, al Green Economy Festival di Parma, con Beatrice Aimi, Paolo Braguzzi e Giovanni Mori
Il numero di italiani che scelgono prodotti alimentari a base vegetale sfiora il 70%. Malaspina (Danone): “Non è più una nicchia di persone intolleranti al lattosio, il mercato si è aperto anche a chi consuma proteine animali. Le due fonti proteiche coesisteranno”. Thellung de Courtelary (Impact Food): “I nostri burger vegetali hanno lo stesso sapore del corrispettivo di origine animale, il 90% dei nostri clienti è onnivoro. La carne coltivata? Una grande opportunità”
La recensione di questa settimana tratta dall'Indice dei libri del mese di marzo esplora diversi libri “distopici” sul tema del populismo americano, evidenziando come questi testi anticipino fenomeni politici contemporanei. Si va dal racconto Diritto di voto di Isaac Asimov, inserito nella raccolta La terra è abbastanza grande del 1957, a Da noi non può succedere di Sinclair Lewis del 1935, Oltre il giardino di Jerzy Kosinski (1971) e Tutti gli uomini del re di Robert Penn Warren (1946)
Il Distretto, che apre le porte delle sue aziende durante WeFood, unisce 27 comuni in un progetto che tutela biodiversità e la propria eredità. Le imprese aderenti condividono non solo la certificazione biologica ma ben di più, perché non è “solo un metodo di produzione ma una vera e propria filosofia di vita che mette al centro il rispetto per la terra e per chi la abita”
Dalla Val d’Illasi ai Colli Euganei WeFood racconta le piccole imprese del territorio che scelgono la filiera corta diffuse tra Veneto e Friuli-Venezia Giulia. “Non ci interessa essere ovunque, ci interessa fare bene dove siamo”. Un viaggio tra artigiani del gusto e comunità che resistono alle scorciatoie, puntando su eccellenze enogastronomiche rispettose dell’ambiente e delle tradizioni locali
La recensione di questa settimana dall'Indice dei libri del mese di marzo è sul libro di Malcolm Ferdinand "Un'ecologia decoloniale. Pensare l’ecologia dal mondo caraibico" pubblicato nel ‘24 dalla casa editrice Tamu. L'autore critica l'ecologismo occidentale che ignora il colonialismo, paragonandolo a un'arca di Noè selettiva. Partendo dai Caraibi, propone di sostituire "antropocene" con "piantagionocene" per evidenziare l'impatto coloniale sull'ambiente e invita a "fare mondo" ricostruendo relazioni tra umano e non-umano per superare la frattura coloniale
Una nazione che cresce in modo esponenziale, ma ancora in parte non compresa dalle aziende del nostro Paese. Le opportunità che il subcontinente indiano può offrire sono molteplici: dall’export, fino alla cospicua presenza di personale tecnico qualificato. De Luca, ex ambasciatore d’Italia in India: “Le potenzialità sono maggiori della Cina”
L’Africa non è il futuro, è il presente. Idrobase, azienda padovana specializzata in idropulitrici, aspirapolveri e detergenti, lo ha capito e si muove di conseguenza. L'Algeria è una nuova tappa di un percorso in cui “si investe dove c’è mercato”. Ma perché questa non resti una sfida per pochi, serve un cambio di passo: “Il mercato c’è, le imprese rispondono, ma le istituzioni?”. Se ne parla sabato al Festival Treviso Città Impresa, dove l’ad Bruno Ferrarese e l’economista Federico Bonaglia tracceranno la rotta
In vista dell’appuntamento al Treviso Città Impresa di questa mattina, Alessia Amighini, condirettrice dell’Asia Centre di Ispi, e Marco Marazzi, partner di Baker McKenzie Italia, guardano alle tensioni commerciali tra Usa e Cina, con un’Europa “dormiente” in cerca di una propria strategia. E intanto, il colosso asiatico non si fa intimorire dal secondo mandato Trump e diversifica i suoi mercati. Marazzi: “Guarda ad Africa, India e America Latina”
La recensione di questa settimana dall'Indice dei libri del mese esamina recenti uscite sul tema del riarmo nucleare e del pacifismo, analizzando il ritorno d'interesse su questi argomenti dopo l'invasione dell'Ucraina. Tra i titoli proposti "Lezioni sulla guerra e sulla pace" di Norberto Bobbio (Laterza, '24), "Noi e la bomba atomica" di George Orwell (Piano B, '24)
A squalificare l’idea è De Stefani, ad di Sit, per il quale il Paese dell’America Centrale continua a rappresentare un’opportunità: “Irrealistico pensare che bastino i dazi per riportare la produzione entro i confini: il tema sono le competenze, che negli Usa mancano”. Tra le criticità, sottolinea invece Pezzini (già direttore del Centro dello Sviluppo dell’Ocse), la difficoltà cronica del Messico nell’elaborare politiche economiche efficaci
La recensione di questa settimana tratta dal numero di marzo dell'Indice dei libri del mese è su Se noi bruciamo. Dieci anni di rivolte senza rivoluzione di Vincent Bevins (Einaudi, 2024). Un libro che analizza le rivolte globali dal 2010 al 2020, esplorando perché le proteste non hanno portato a cambiamenti significativi ed evidenziando il vuoto politico e la mancanza di organizzazione formale nei movimenti di massa
Una ricognizione che evidenzia l'affermazione nel panorama nazionale di alcuni autori friulano-giuliani iconici. Dalla narrativa alla poesia, Susanna Tamaro, Mauro Covacich, Flavio Santi, Luigi Nacci e tanti altri hanno segnato la storia della letteratura italiana negli ultimi trent’anni con opere che intrecciano radici locali e temi universali
Dall’85 il Premio Italo Calvino continua a portare alla ribalta voci letterarie inedite trasformandole in realtà editoriali. Tra questi spiccano molti autori friulano-giuliani, espressione di un territorio culturalmente fervente. Dalla memoria storica di Elisa Menon al noir di Cristina Gregorin, fino alle sperimentazioni di Liverani e Siligato, solo guardando alle ultime edizioni della kermesse
Il Fvg, con la sua identità frontaliera e una ricca tradizione culturale, è un crocevia letterario unico, dove si mescolano memoria storica, natura e realtà di confine. Colpisce la dinamicità culturale di una regione che, pur contando solo 1,2 mln di abitanti, è costellata di autori e riconoscimenti letterari. Tra questi anche il Premio dedicato allo scrittore “di frontiera” Paolo Maurensig, in arrivo in autunno
Benedetta Centovalli, editor dell’autore goriziano, ricorda lo scrittore scomparso nel 2021. Nato nel 1943 al confine italo-sloveno, Maurensig ha trasformato la sua origine in una forza creativa, producendo una letteratura che trascende i confini regionali per abbracciare una dimensione universale. La sua eredità? “Pensare alla frontiera come ad una vera e propria ricchezza, un messaggio importante per il nostro presente così mal ridotto”
Il Piano Olivetti destina risorse per l’apertura di nuove librerie gestite da under 35, con un occhio di riguardo ai piccoli Comuni e alle aree periferiche, interne o svantaggiate. Paolo Ambrosini, presidente di Ali Confcommercio, accoglie positivamente la misura, ma avverte: "Si pensi strategicamente sul lungo termine. Nei decreti attuativi, più attenzione a formazione e al dialogo con il settore"
Il governo prova a far rivivere la tradizionale sezione legata alla cultura con un finanziamento ad hoc all’interno del “Piano Olivetti”. Gli editori però restano scettici. "Più che nostalgia, un segnale affinché la cultura non si riduca a chiacchiericcio social", osserva Pier Luigi Panza, storica firma del Corriere della Sera. E mentre la Fieg chiede garanzie a lungo termine, il mondo dell’editoria si interroga: basterà questa iniziativa per riconquistare i lettori?
Il Piano Olivetti del Ministro Giuli stanzia 44 mln per la filiera editoriale in crisi: 30 per l’acquisto di libri nelle biblioteche, 4 per incentivare l’apertura di librerie da parte di under-35 e 10 per potenziare le pagine culturali dei quotidiani. Emergono però dubbi sull’attuazione concreta delle misure, tra risorse ministeriali limitate e l’assenza di strategie a lungo termine. Ambrosini (Ali): "Servono interventi strutturali, non azioni una tantum"
Giovanni Costantino, amministratore delegato di Distributori Indipendenti e vicepresidente di Cna Lazio, critica duramente il provvedimento “che punta solo alla sopravvivenza del settore”. La mancanza più vistosa sul tema delle nuove tecnologie: "Condividendo i dati tra sale e piattaforme si potrebbe capire dove i progetti abbiano reali possibilità di successo". Intanto in Italia “durante il Covid nei tavoli istituzionali si parlava ancora di mandare fax al Ceo di Disney”
Il settore cinematografico attende di scoprire cosa cambierà con il nuovo decreto correttivo sul tax credit, atteso entro marzo. Se la riforma aveva infatti dato vita a un acceso dibattito sul futuro dei piccoli produttori e distributori, ci si aspetta che la nuova versione corregga soprattutto le criticità sul fronte dei vincoli distributivi e dei requisiti di circuitazione. Ma gli operatori sembrano scoraggiati “dal lungo periodo di incertezza” e, per quanto accolgano positivamente le modifiche, considerano la normativa “del tutto obsoleta”
In controtendenza con il resto del settore cineaudiovisivo nazionale, il comparto dell'animazione ha trovato nel tax credit uno strumento di crescita efficace, con professionisti quadruplicati negli ultimi 5 anni e circa 80 aziende di produzione attive. Nonostante il successo della misura fiscale, il settore rimane fortemente dipendente dal ruolo centrale della Rai, che per legge deve investire (anche) nell'animazione
A capo della sua società di produzione indipendente, insieme al socio Lucio Scarpa, e presidente di Cna Cinema Veneto, Marco Caberlotto non ha dubbi: i ritardi del Ministero e l'incertezza normativa stanno paralizzando l’accesso al tax credit, mettendo in crisi produttori indipendenti ma anche coproduzioni internazionali. "Le regole cambiano in corsa e nessuno sa come funzionerà il sistema. Il Tar potrebbe bloccare tutto, rischiamo il caos", avverte. Quello che servirebbe? “Un sistema automatico, trasparente e accessibile per evitare che il sostegno al cinema diventi una lotteria"
Corrado Azzollini, presidente di Confartigianato cinema e audiovisivo, riflette sulle nuove regole del tax credit. I problemi principali (nonostante i correttivi): tempi troppo stretti per la distribuzione in sala, requisiti eccessivamente stringenti e mancanza di tutele per i film low budget. Il settore è in stallo, con il 95% dei produttori indipendenti fermi e un forte impatto sull’occupazione. “Il sistema non è equo. Bisognerebbe dividere i fondi fra produzioni nazionali e straniere, le seconde sono oggi nettamente avvantaggiate”
Alessandro Usai è da novembre ‘24 il presidente dell’associazione nazionale delle industrie cinematografiche e audiovisive. Crede fermamente che "il settore funzioni benissimo, anche se esiste un certo malcostume nel raccontare anche comparti sani come in crisi". Le recenti modifiche sono considerate un "passo nella giusta direzione per risolvere alcune delle criticità emerse. Ma nel complesso è una normativa adeguata per rispondere alla necessità di erogare al meglio le risorse”
Dal sistema delle 9 azioni annuali del valore di 262 euro ciascuna ai dipendenti, spiegate dal Ceo di Sonepar Italia Sergio Novello, ai due bond da 4 mln illustrati da Raffaele Mazzucco di Sogno, fino al trust irrevocabile ideato 14 anni fa da Stefano Pavan di Mafin. Esempi concreti del fatto che "solo coinvolgendo i dipendenti come partner del progetto imprenditoriale una grande azienda riesce a preservare la propria identità e la propria competitività”
Pubblichiamo una recensione tratta dal numero di febbraio dell'Indice dei libri del mese. "La grande incertezza. Navigare le contraddizioni del disordine globale" di Nathalie Tocci analizza l'evoluzione dell'Unione Europea attraverso tre fasi: il "mondo aperto" della globalizzazione ottimistica, la "grande chiusura" segnata da crisi multiple, fino all'attuale "mondo contraddittorio". L'autrice evidenzia come l'Ue debba affrontare tre sfide cruciali, ridefinendo i concetti di difesa, economia e democrazia e le conseguenti applicazioni
In un’epoca in cui “il senso del lavoro è cambiato”, secondo Luca Vignaga, ad di Marzotto Lab con una carriera da HR alle spalle, “la partecipazione rischia di arrivare troppo tardi”. Una forma di condivisione economica senza dubbio, ma che rischia di non creare reale senso di progettualità lavorativa a lungo termine se questa, come sembra, “va sempre più svanendo”
L’ex ministra, presente lo scorso sabato all’evento della Fondazione Capitale & Lavoro, lancia un monito: "Il mondo va verso la radicalizzazione delle contrapposizioni, la frattura tra capitale e lavoro rischia di aggravarsi e la distribuzione del reddito sta peggiorando a sfavore del lavoro”. Fornero non risparmia critiche al sistema bancario (“Hanno guadagnato molto con i tassi alti ma non hanno voluto partecipare al sociale”) e sottolinea l’urgenza di un dialogo sincero per costruire un modello economico più equo e partecipativo
L’Afd in Germania ha guadagnato consensi soprattutto nei Lander dell’est e tra i giovani, dando risposta a bisogni profondi di quella parte del Paese, rimasta delusa e impoverita dalla riunificazione. Chi lo sostiene pensa che sia l’unica alternativa ai partiti tradizionali che hanno determinato prima la crisi migratoria e poi la recessione economica. Chi la critica lo ritiene un partito neonazista che potrebbe mettere in pericolo la democrazia
Brexit, Trump, Meloni, Orban, il fenomeno del populismo non sembra risparmiare nessuno. Non si è salvata nemmeno la Germania, dove però i partiti “populisti” - l’Afd ma anche la più recente Bws - hanno ottenuto ampi consensi più tardi che altrove. Sicuramente per la tenuta economica del Paese, ma anche per la forte "soglia psicologica" post nazismo che rendeva socialmente inaccettabile votare per partiti più a destra del centro-destra, ma che si riallaccia ad un orgoglio nazionale a lungo represso
I Verdi tedeschi affrontano una crisi d'identità. Da movimento antinucleare degli anni '80 a partito di governo, hanno visto crollare i consensi dal 24% al 14% dal ‘22 ad oggi. Il vice-cancelliere Habeck simboleggia questo dilemma, diviso tra realpolitik e ideali ambientalisti, evidenziando le sfide della sinistra europea moderna nel bilanciare principi e governance
Brexit, Trump, Meloni, il fenomeno del populismo non sembra risparmiare nessuno. Non si è salvata nemmeno la Germania, dove però i partiti “populisti” - l’Afd e la Bws - hanno ottenuto ampi consensi solo di recente. Complice la stabilità economica ma anche la forte "soglia psicologica" post nazismo che rendeva socialmente inaccettabile votare per partiti di estrema destra. Ma che oggi sfruttano il sentimento liberatorio dell'essere orgogliosi del proprio passato
Roberto Paura è presidente dell'Italian Institute for the Future, ente no-profit che dal 2013 si occupa di ricerca, formazione, consulenza e divulgazione nel settore dei futures studies. L'istituto analizza i megatrend globali per comprendere gli scenari futuri possibili: "Studiamo le interazioni tra fenomeni demografici, tecnologici e sociali". Tra i megatrend 2025: l'impatto energetico dell'Ia e la corsa al litio per le batterie. "Con gli scrittori di fantascienza? Collaboriamo anche noi"
Al Mufant di Torino, diretto da Silvia Casolari e Davide Monopoli, il futuro si legge ponendo in analisi il presente. Partendo da libri, fumetti e videogiochi il museo propone laboratori e mostre temporanee per gli appassionati e non. Il progetto in corso "Profezie Artificiali" esplora il rapporto tra fantascienza e realtà grazie a incontri tra tecnologi e artisti
Pubblichiamo la recensione di Pier Paolo Viazzo, dal numero di gennaio dell’Indice dei libri del mese, del libro "Troppi. Conversazioni sulla sovrappopolazione e sul futuro del pianeta" di Alfonso Lucifredi edito da Codice (2024). Un’opera che affronta il tema di una popolazione mondiale che si avvicina ai 10 mld attraverso saggi e conversazioni con esperti. Diverse le prospettive: dai movimenti antinatalisti alle questioni di giustizia sociale, dal cambiamento climatico alle migrazioni. L'autore evita allarmismi, offrendo “strumenti per comprendere la complessità del fenomeno demografico”
La storica collana che pubblica i grandi della fantascienza mondiale arriva con un nuovo progetto per luglio ‘25. Un’opera che “affianca le interviste di 14 ricercatori italiani dell'Istituto Italiano di Tecnologia con altrettanti autori nostrani di Science Fiction”, spiega il giornalista Rai e curatore Marco Passarello. Certificando una sempre crescente attenzione verso il genere: "Non solo per gli appassionati ma come forma per vedere avanti e capire il mondo"
A novembre si è conclusa la prima edizione del Festival della Gentilezza, parte di un programma che promuove iniziative concrete a favore degli anziani durante l’anno. Solo l’ultimo dei progetti sviluppati da Fondazione Amplifon. Un’ente no profit “legato al Dna del gruppo da cui nasce, che ha stanziato 3,1 mln nel ‘23 nel sociale”, spiega Daniele Lodola, Manager della Fondazione. Ma la filantropia aziendale è anche “strategica per attrarre talenti e creare valore”
La referente della Fondazione Megamark Daniela Balducci racconta il Premio Letterario per esordienti del colosso pugliese della Gdo (1,8 mld di fatturato nel ‘23). Un'iniziativa che “ha rafforzato il senso di appartenenza dei collaboratori e che ha dato la possibilità di far conoscere il gruppo all'esterno”. "Fare del bene per il territorio è una cosa utile sia a chi lo fa che per chi lo riceve. Le aziende dovrebbero capirlo"
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