Si chiamano vertiplani o aeromobili a decollo verticale e promettono di rivoluzionare il nostro modo di spostarci. Di cosa si tratta? In breve, di velivoli che si alzano dal terreno in maniera perpendicolare a esso – diversamente da un aeroplano –, mentre per la fase di volo si muovono in senso longitudinale – questa volta esattamente come uno degli aeroplani che, almeno una volta nella vita, ci è capitato di prendere. E l’idea è proprio questa: rendere questi aeromobili idonei, sicuri e accessibili per il trasporto delle persone.
Un nuovo paradigma nel campo della mobilità, che ieri pomeriggio è stato al centro del panel ‘Droni e nuova mobilità: come ci muoveremo durante le olimpiadi del 2026?’ al Festival della Scienza e dell’Innovazione di Padova. Il perché della scelta di questa data lo spiega subito Angelo Vallerani, presidente del Distretto aerospaziale della Lombardia: “L’occasione di Milano-Cortina è per la nostra associazione un punto fisso sul calendario. Sicuramente non è un traguardo, ma un punto medio nell’ottica di riuscire a cambiare il modo in cui ci si sposterà lungo certe tratte nel futuro. Durante l’evento olimpico ci saranno già esempi visibili di quanto immaginiamo o diciamo a parole”.
Il passaggio da una mobilità tradizionale a una avanzata non è, dunque, questione risolvibile da un giorno all’altro. Anzi, per Vallerani ci sarà un lungo periodo di convivenza delle due e comunque una transizione graduale. “Per il 2026 – prosegue il presidente del Distretto aerospaziale della Lombardia – non si potrà ancora trattare di un servizio. Credo che i vertiplani saranno operativi e in funzione intorno al 2050. Ma non dimentichiamoci che l’innovazione sta subendo un’accelerata e ci stiamo muovendo a passi molto rapidi: avremo delle sorprese”.
Più ottimista invece Francesca Sartor, responsabile del Masterplanning di Save, il Gruppo che gestisce gli aeroporti di Venezia e Treviso e controlla quelli di Verona e Brescia, e altra relatrice intervenuta ieri all’evento. Per lei i risultati arriveranno anche prima del 2050: “È vero che in Italia le opere infrastrutturali richiedono tempi lunghi. Ma quello che faremo non ha bisogno di costruzioni né gare di appalto: ciò che prevede sono le tecnologie e le normative. Per questo sarà più veloce portare avanti questa rivoluzione”.
Nelle parole di Sartor, la criticità più rilevante lungo questo percorso sembra essere la compresenza con il traffico aeroportuale: “I due sistemi fanno ancora fatica a convivere. Ma è normale: dobbiamo per prima cosa conoscere e imparare a gestire questo nuovo tipo di mobilità”. Per questo le prime rotte sono previste sopra aree non abitate, un esempio su tutti lungo i corsi dei fiumi. E Save, inoltre, sta già lavorando sulla laguna veneziana per costruire nuovi corridoi.
Accomuna gli sforzi di Vallerani e Sartor, del Distretto aerospaziale della Lombardia e di Save, la collaborazione con l’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile (Enac), rappresentato al panel dal direttore aeroporti Davide Drago. “Il nostro compito – spiega – è quello di assicurare che l’aviazione mantenga e rispetti tutti i criteri di sicurezza. In particolare, ci poniamo l’obiettivo di fornire un quadro regolatorio che possa favorire l’implementazione di queste attività innovative”.
E, a tal proposito, c’è da sfatare un mito: il nostro sistema nazionale non è assolutamente indietro, anzi, per certe tematiche è persino all’avanguardia. “L’Ue si è accorta che per mantenere il primato è necessario favorire l’implementazione di un ecosistema in cui i vertiporti possano essere attivati. Persino l’Agenzia Spaziale Europea sta prendendo come esempio la nostra esperienza”. Siamo infatti, assieme alla Francia – che punta a implementare un servizio di airtaxi per le Olimpiadi 2024 di Parigi –, i Paesi che stanno facendo da battistrada nell’Unione. “Se arriveranno prima loro? – conclude il direttore aeroporti di Enac – Sarà grazie al frutto della collaborazione”.