Avete mai notato che qualsiasi narrazione, dalla Bibbia, alle favole, ai film di supereroi, si sviluppa sempre allo stesso modo?
Vogler (Il viaggio dell’Eroe, 1990) e Campbell (L’eroe dai mille volti, 1949) individuano questi passaggi:
- si parte da un mondo ordinario, una “comfort zone”
- si sposta su un mondo straordinario dove si deve affrontare i propri conflitti e superare delle “soglie”, sempre più pericolose
- si risolve con un climax in cui il conflitto viene chiuso, nel bene o nel male, ripristinando una nuova versione del mondo ordinario di partenza
In una narrazione interagiscono tra loro personaggi archetipici: ci sono eroi, mentori, mutaforma, messaggeri e persino qualche ombra.
In AzzurroDigitale abbiamo riflettuto su questi temi e ci siamo chiesti:
Da dove arrivano questi simboli e come impattano il nostro lavoro?
Il viaggio dell’eroe altro non è che una rappresentazione idealizzata del percorso di crescita dell’uomo.
Ecco perché le storie del mondo, per quanto diverse possano sembrarci, hanno una struttura comune: la mente umana ragiona per simboli e associa noi e le nostre azioni ad immagini archetipiche.
Questo è anche il motivo per cui nella vita di tutti i giorni è bene porsi domande su come stiamo comunicando il nostro personale viaggio al di fuori del mondo ordinario, soprattutto nel lavoro.
Che ruolo ci siamo scelti nei confronti degli altri?
Che soglie dobbiamo varcare per affrontare i conflitti?
Come possiamo superare le paure e raggiungere il climax?