Lunedì 27 Giugno 2022, il mondo dell’occhialeria ha perso il proprio re. Si è spento ad 87 anni, appena compiuti lo scorso maggio, Leonardo Del Vecchio fondatore e presidente di Luxottica.
Secondo Forbes negli ultimi anni si contendeva il podio di uomo più ricco d’Italia in alternanza con Giovanni Ferrero, distanziando di molte lunghezze gli inseguitori, tutti fermi sotto i 10 miliardi di dollari di patrimonio, mentre lui e Ferrero avevano superato da qualche anno la soglia dei 30 miliardi.
Gioiello della corona del patrimonio di Del Vecchio la partecipazione al 32,2% in EssilorLuxottica. Gruppo nato dalla fusione dei due leader mondiali del settore, Luxottica per le montature e la francese Essilor per le lenti.
Negli ultimi anni però l’imprenditore, partito dall’orfanotrofio Martinitt di Milano e approdato ad Agordo nel 1961 che dal nulla ha creato la più grande azienda al mondo nel suo settore, si è dedicato ad un intricato risiko di partecipazioni ed investimenti in settori molto diversi dall’occhialerie e puntando il focus su finanza, assicurazioni ed immobiliare.
Infatti possedeva il 26% di Covivio, poco meno del 20% di Mediobanca, poco meno del 10% di Assicurazioni Generali e quasi il 2% di Unicredit; partecipazioni organizzate e custodite attraverso la sua “cassaforte” holding Delfin Sarl domiciliata a Lussemburgo.
Nei precedenti articoli pubblicati su VeneziePost, abbiamo sempre trattato il tema del passaggio generazionale analizzandone i numeri e il fenomeno sia in Italia che in Veneto. Leonardo Del Vecchio, milanese di nascita ma agordino d’adozione, ci aveva pensato con largo anticipo strutturando all’interno di Delfin una politica di governance capace da un lato di garantirgli in vita il controllo totale, con il 25% di quote dirette e l’usufrutto sul restante 75%, e dall’altro di assegnare ai sei figli prima della sua morte il 12,5% del patrimonio scegliendo di cedere il suo 25% diretto alla seconda moglie Nicoletta Zampillo.
Il cruccio per il cavalier Del Vecchio era Luxottica e la certezza di lasciare la “fabbrica” capace di superare qualsiasi tempesta dopo la sua dipartita, sia di mercato che di problematiche interne alla famiglia. Per tutelare questo ha scelto di affidare la gestione a dei manager di fiducia, Milleri in primis, facendo in modo che gli eredi facciano gli azionisti e non entrino nel merito della gestione.
A mio avviso un imprenditore illuminato a 360 gradi, che è riuscito a creare ad Agordo un impero ridando vita all’intera valle a partire dagli anni 60. Ha visto nel mercato americano un’immensa opportunità e ci è andato senza paura già negli anni 70; negli anni 80 ha siglato l’accordo con Giorgio Armani per produrre i primi occhiali da sole griffati anticipando le mode e i tempi. La quotazione prima a Wall Street che a Milano nel 1990, l’acquisizione di Ray Ban e Oakley e la maxi operazione Grand Vision nei primi anni Duemila.
Oltre a tutto ciò è stato un imprenditore amato dai suoi collaboratori, si raccontano di scene da vera rock star alla celebre festa di Natale al PalaLuxottica di Agordo. Uno dei primi ad inserire in azienda un sistema di welfare integrato, a considerare le persone una risorsa e non una commodity.
È innegabile come sia stato un campione, capace di guardare al futuro, di anticipare i tempi, di sedersi a discutere con i “disruptors” della Silicon Valley come Mark Zuckerberg per progettare i dispositivi di domani.
La semplicità come minimo comune denominatore nelle scelte e nei processi, l’eccellenza come mantra a cui tendere.
Luca Padovan, socio fondatore di Wealth Route