Fino a pochi anni fa i sentimenti delle persone apparivano come uno di quei campi in cui l’utilizzo della tecnologia atteneva più ai film di fantascienza che ad una realtà raggiungibile, mentre oggi, grazie alla combinazione tra vari dispositivi di rilevazione di immagini e intelligenza artificiale la digitalizzazione delle emozioni è diventata una possibilità concreta, con applicazione che spaziano dall’assistenza alla persona, alla selezione del personale fino alla customer satisfaction in real time per eventi e negozi.
Gli algoritmi di intelligenza artificiale emotiva (Emotion AI) sono per la maggior parte basati sul deep learning, una forma di apprendimento automatico che utilizza le reti neuronali modellate sulla struttura del cervello biologico. Il sistema viene poi addestrato, paragonando ripetutamente immagini, video o audio, al campione di dati di riferimento, che sono etichettati con la caratteristica desiderata.
Sono ormai molte le aziende e le start up che propongo piattaforme che si basano su questo tipo di tecnologie e forniscono servizi innovativi che vanno oltre il riconoscimento facciale. Le potenzialità in questo nuovo settore sono enormi, ma molti sono i limiti ancora da superare e i rischi da tenere in considerazione sull’applicazione effettiva di questo tipo di tecnologia: in primo luogo l’assunzione su cui si basano la maggior parte di questi sistemi, ossia l’esistenza di una codifica universale ed univoca tra espressioni ed emozioni, rimane una tesi lungi dall’essere dimostrata, inoltre la pressoché assoluta mancanza di una legislazione in materia di “gestione delle informazioni legati ai sentimenti”, pone dei seri quesiti sulla tutela della privacy e sulla e dei dati relativi a ciò che abbiamo di più personale in assoluto: le nostre emozioni.
Alice De Biasi è Senior Consultant in azzurrodigitale (www.azzurrodigitale.com)