Delle trasformazioni che abbiamo attraversato in questo ultimo anno e mezzo si è parlato molto: temi come l’efficacia del modello smart working o l’accelerazione della rivoluzione digitale hanno animato il dibattito a tutti i livelli suscitando a seconda dei casi riflessioni di grande interesse o confronti segnati dalla superficialità e dalla banalizzazione di temi complessi.
Nell’ultima tappa di Maps for Future 2020/2021 – il format di eventi gratuiti che ci ha accompagnato da settembre a fine giugno con 13 diversi appuntamenti on line – abbiamo messo tracciato un bilancio dei cambiamenti prodotti da questa lunga emergenza scegliendo uno sguardo differente. Il confronto fra voci molto diverse fra loro – due formatori, un consulente, la general manager di una società di formazione, un manager al timone di una divisione aziendale di un grande gruppo, una responsabile risorse umane – ha restituito un quadro composito, ricco di sfaccettature.
Tracciare un bilancio risulta impossibile, perché al termine di questo viaggio le nuove domande sono più delle risposte, ma di certo sono emersi stimoli e sottolineature preziose per il futuro.
In Baxi spa, ha raccontato l’hr manager Silvia Bordignon, la riflessione sui cambiamenti dei modelli organizzativi in atto si è tradotta in un ridisegno degli spazi degli uffici con la distinzione fra aree dedicate alla concentrazione, spazi per la collaborazione con arredi “flessibili”, aree per la socializzazione più piccole e più diffuse (ad ogni piano anziché una per palazzina). In Athena spa, ha spiegato Alessandro Tomasi, general manager della divisione industriale, la pandemia ha accelerato la trasformazione del modo di lavorare, in piccoli gruppi con squadre multitasking e multicompetenze secondo la metodologia Agile, in modo da essere più rapidi e reattivi rispetto ai continui cambiamenti imposti dal mercato.
Anche i formatori hanno innovato i loro modelli, come nel caso di Filippo De Checchi che si è trovato a dover riscrivere le proposte esperienziali totalmente basate sulla “presenza” ideando nuove proposte per la formazione a distanza e scoprendo in questa trasformazione un’occasione di crescita e trasformazione. Nuovi modelli, nuovi linguaggi: Federica Tabone, psicologa del lavoro e graphic recorder, ha messo a punto nuovi strumenti “visuali” per contrastare il calo di attenzione e di partecipazione connesso alla fruizione online. C’è poi chi ha lanciato proposte di consulenza capaci di mixare attività in presenza e attività a distanza, come nel caso di Valerio Tavolazzi: modelli che si sono dimostrati efficaci, consentendo un risparmio economico per le aziende, e che sono destinati a restare validi anche una volta conclusa l’emergenza.
Se i trainer hanno dovuto confrontarsi con le tante novità in atto, anche le società di formazione hanno vissuto un periodo decisamente intenso trovandosi ad affrontare trasformazioni accelerate e in qualche caso radicali: un’esperienza difficile e sfidante che, come ha raccontato la general manager di Nuova Didactica Emanuela Pezzi, ha permesso però di superare alcune rigidità per mettere a punto modelli più efficienti. Fra le esperienze avviate durante la pandemia dalla società di formazione anche i percorsi di formazione dedicati ai formatori per supportarli nell’adozione di nuovi codici, strumenti e linguaggi per la formazione a distanza.
Interventi diversi che ci hanno consentito di vedere – o per lo meno di intravedere – la “lezione per il futuro” che ha portato questa lunga (e speriamo ormai quasi conclusa) crisi.
Il viaggio di Maps continua a fine settembre con l’edizione 2021 del Festival.