L’aumento del malessere psicologico, a livello sociale, è palpabile e diffuso in tutti gli ambienti, le rilevazioni su questo fronte restituiscono dati preoccupanti, legati (in parte ma non solo) a lungo trascinamento dell’emergenza pandemica e ora alle nuove ansie generate dalla guerra. I contesti lavorativi non fanno eccezione e – in un tempo in cui i confini tra vita privata e vita professionale sono più labili – spesso i disagi vissuti nell’ambiente lavorativo sono proprio all’origine di disagi (e talvolta patologie) che investono la sfera personale.
Eppure, secondo un’indagine Doxa per Mindwork pubblicata lo scorso autunno, il 40% del campione intervistato ha riferito di non sentirsi libero di parlare del proprio malessere emotivo nel proprio luogo di lavoro.
Una domanda che chiede risposta. Il 92% delle lavoratrici e dei lavoratori coinvolti nella rilevazione ritiene importante che l’azienda si occupi attivamente del “benessere psicologico” dei propri dipendenti.
Nasce da qui la scelta di dedicare la prossima tappa del format di eventi gratuiti Maps for Future in programma giovedì 31 marzo dalle 16 alle 17.30 al tema del benessere mentale in azienda mettendo a confronto alcune voci ed esperienze significative (iscriviti all’evento)
«Chi si occupa di risorse umane – spiega Marina Pezzoli, ad di Niuko – si trova di fronte a problemi che attengono alla sfera personale a cui non è possibile dare risposta: la formazione e il coaching non bastano. Alcune realtà strutturate dimostrando un approccio lungimirante hanno attivato il servizio dello psicologo in azienda dando ai collaboratori la possibilità di farsi aiutare da un professionista».
Si tratta in qualche caso di servizi attivati sull’onda dell’emergenza Covid destinati poi a diventare strutturati.
Secondo l’indagine Doxa Mindwork nelle aziende dove è già previsto un servizio di supporto psicologico, il 60% delle persone lo valuta positivamente e ritiene che sia necessario che il servizio continui anche in futuro. Laddove non è presente, il 75% delle persone valuterebbe positivamente la messa a disposizione di questo tipo di servizio.
Un intervento che passa anche attraverso un cambiamento culturale perché troppo spesso il ricorso all’aiuto di un terapeuta è vissuto come una sconfitta: anche la recente approvazione dei bonus per consentire l’accesso gratuito al supporto psicologico va in questa direzione.
Oltre a impattare su benessere aziendale e produttività, il benessere psicologico della popolazione aziendale incide inevitabilmente anche sulla sicurezza in azienda. «Già la legge 626/94 aveva introdotto il concetto di rischi trasversali e organizzativi – spiega Elena Padovan, psicologa del lavoro, formatrice e consulente Niuko – Successivamente il decreto legislativo 81/08 ha definito la salute come uno “stato di benessere fisico, mentale e sociale”, sottolineando l’importanza dell’integrazione delle tre dimensioni, e ha introdotto l’obbligo della valutazione del rischio stress lavoro-correlato. La nuova certificazione ISO 45003:2021 per la gestione dei rischi psicosociali introdotta di recente è il primo standard globale che fornisce una guida pratica sulla gestione della salute psicologica sul posto di lavoro. Il fatto che sia stato introdotto uno strumento di questo tipo mi sembra un indicatore significativo di quanto questo tema sia oggi emergente e sia destinato ad assumere una rilevanza ancora maggiore in futuro».